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La Scienza emigra da Pomezia

Una ricercatrice

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A luglio il polo di ricerca farmaceutico di Pomezia sembrava essere salvo. La Regione aveva deciso di investire 12 milioni e una cordata di imprenditori sotto la guida dell'Unione industriali di Roma (Uir) era pronta a rilevare l'Istituto di ricerca di biologia molecolare Angeletti. La «fuga di cervelli» in un settore all'avanguardia sembrava essere stata evitata. Oggi tutto questo sta naufragando. Il 29 settembre, tra quattro giorni, sarà firmata la mobilità o la cassa integrazione per i 150 ricercatori. Il giorno dopo i laboratori saranno definitivamente chiusi (già oggi l'attività lavorativa è ferma). Il piano industriale della Uir non è stato approvato. La multinazionale Merck & Co, che un anno fa ha deciso di chiudere l'istituto, non avrebbe acconsentito a fornire progetti in grado di garantire continuità nella ricerca per i prossimi tre anni. E, in assenza, di un vero progetto industriale, la Regione starebbe pensando di ritirarsi. I sindacati sono preoccupati.  «Sosterremo tutti i progetti che salvaguardino i posti di lavoro - assicura Antonello Assogna, segretario provinciale della Femca Cisl - ma servono progetti seri, quello della Uir non lo abbiamo mai visto». Un piano che era stato annunciato proprio dal presidente della Regione Piero Marrazzo assieme all'Unione industriali e che oggi pare essere stato messo in soffitta. Così come sembra essere uscita di scena la Sigma Tau, uno dei più grandi gruppi farmaceutici italiani che avrebbe dovuto far parte della cordata di salvataggio. A questo punto non è più chiaro quale sarà il futuro dell'istituto. I ricercatori mesi fa avevano annunciato che, in assenza di una soluzione, sarebbero stati costretti ad emigrare all'estero. Alcuni premi Nobel, docenti universitari e scienziati avevano sottoscritto un appello alle istituzioni affinché fosse scongiurata la chiusura del centro di eccellenza. In passato l'istituto di Pomezia ha contribuito in maniera determinante alla scoperta di farmaci all'avanguardia nella cura del virus Hiv (Isentress) e dei tumori (Zolinza). Scoperte di questo tipo, in futuro, potrebbero trasferirsi per sempre all'estero, assieme agli scienziati.

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