Pd, la rissa comincia fuori dal congresso

L'attacco era già stato sferrato qualche mese fa, con la proposta di sfiducia al capogruppo del Pd in Campidoglio, Umberto Marroni, respinto al mittente proprio in vista del congresso del partito che tra circa un mese ridisignerà equilibri e poteri all'interno del partito. Equilibri che sembrano delinearsi già nei primi risultati parziali nei 111 (su 509) «congressi di circolo» del Lazio sull'elezione del nuovo segretario nazionale e regionale che si sono conclusi, per una parte di essi, lunedì. I primi dati vedono in testa a livello nazionale Pierluigi Bersani con 4.165 voti pari al 46.05%; seguito da Dario Franceschini con 3.880 voti pari al 42.90%; Ignazio Marino con 999 voti pari al 11.05%. A livello regionale, Roberto Morassut (Franceschini) ha ottenuto 3.760 voti pari al 41.90%; Ileana Argentin (Marino) ha ottenuto 1.012 voti pari al 11.28%; Alessandro Mazzoli (Bersani) ha ottenuto 4.202 voti pari al 46.82%. Entra così nel vivo la battaglia tutta interna per la guida del partito regionale che non risparmia colpi di scena, come l'accusa del segretario uscente Morassut al gruppo capitolino del Pd che parla di «opposizione consociativa» alla giunta Alemanno. Accuse pesanti, oggetto di una riunione di oltre due ore del gruppo comunale al termine del quale con una nota stampa si sono rispedite al mittente tutte le accuse e si sollecita una discussione congressuale su altri livelli: «Invitiamo tutti coloro che sono impegnati nella dialettica congressuale in tutte le mozioni, a distinguere il livello istituzionale da quello del partito. Il lavoro condotto dal gruppo consiliare in questo anno e mezzo è sempre stato improntato ad evidenziare l'incapacità di governo, le inadempienze e i regressi imposti alla città dalla gestione Alemanno, svolgendo altresì il nostro ruolo politico e di proposta alternativa». Lo scontro tra le varie anime del Pd è appena cominciato e non sono affatto esclusi altri colpi di scena nei prossimi giorni.