I figli: «Eravamo pronti al peggio Ma una fine così è orribile»
Questele parole dei figli di Loretta, la donna di 88 anni deceduta ieri durante l'incendio all'Hospice San Francesco Caracciolo. Dei due fratelli, Tonino e Angelo, uno è carabiniere ed è lui a vincere il dolore e a raccontare: «Eravamo già pronti al peggio, ma a questo no. Nostra madre aveva un tumore allo stomaco non più operabile e stava in uno stato di incoscienza. L'abbiamo portata qui da pochi giorni. Poi la chiamata improvvisa per l'incendio». La signora Loretta era entrata alla San Francesco Caracciolo il 16 settembre. Era già in coma e non poteva rendersi conto di ciò che le accadeva intorno. Non aveva la maschera a ossigneno perché priva di problemi polmonari. Ieri, alle tre e trenta del mattino, muore la sua compagna di stanza, la 38, e da lì la sequenza di eventi che hanno portato all'incendio. «Dopo che è tornata la calma, che l'incendio è stato domato e il fumo sparito, ho sentito un poliziotto rileggere la dichiarazione rilasciata dalla nipote della signora morta alle tre – dice un'infermiera dell'Hospice – Ha detto di essere risalita dalla camera mortuaria per riprendere gli effetti della nonna e di aver acceso dei lumini come rito religioso». La dinamica dell'incidente deve ancora essere accertata, ma la prima ipotesi, tutta da verificare, è proprio che quelle fiammelle abbiano appiccato l'incendio, per prime, forse, alle tende. «Non capisco come possa essersi sviluppato un incendio visto che ogni elemento nella clinica è ignifugo – sottolinea De Marchis, titolare della struttura – Attendo i risultati delle indagini». Il fuoco, ma più che altro il fumo, si sono sviluppati con rapidità. Al terzo piano dove sta la stanza 38 punto di origine di tutto, la fuliggine ha subito ricoperto ogni cosa, impossibile respirare e vedere nulla. Annalisa Catracchia, medico che nella giornata di ieri ha sostituito il professore Risi, direttore sanitario intossicato dal fumo, è stata fra le prime a chiamare soccorsi e a convocare d'urgenza tutto il personale. «Mi sono sentita chiamare che stavo per fare la doccia – racconta Paola, dell'amministrazione – Dalla clinica mi urlavano piangenti "C'è un incendio, corri!"». I primi ad aiutare infermiere ed ausiliarie, sono stati due operatori dell'Ama: stavano ripulendo la strada quando hanno sentito le urla e visto il fumo levarsi da una finestra. Si sono precipitati dentro e con il personale hanno portato via il primo paziente.