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Nel Lazio potrebbe cambiare presto la legge elettorale.

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Unodei punti principali è l'abolizione del listino, la formazione collegata al candidato alla presidenza della Regione: tredici persone che conquistano il posto in Aula se vince il «loro» aspirante governatore. C'è una larga e trasversale maggioranza che vorrebbe cancellare la «lista del presidente» eppure dei tredici posti (quattordici col candidato governatore) la metà è di norma riservata alle donne. Un tema rilevante, visto che di quote rosa si è parlato tanto ma deciso niente. In questa legislatura le donne elette grazie alle preferenze sono state tre su settanta. Il listino ha permesso che la rappresentanza femminile alla Pisana arrivasse a dieci poltrone. «La legge elettorale promuove la parità d'accesso tra uomini e donne alla carica di consigliere regionale, anche mediante azioni positive», auspica l'articolo 19 dello Statuto. Sarebbe opportuno che le forze politiche ci riflettessero. Che se non proprio «azioni positive», trovassero il modo di non penalizzare l'altra metà del cielo. Anche perché se le candidature femminili dipendessero soltanto dalle scelte dei partiti, allora l'assemblea regionale diventerebbe una caserma.

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