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Molotov al circolo di destra S'indaga sui centri sociali

I rilievi della polizia

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Una dichiarazione di guerra dei centri sociali di estrema sinistra contro i gemelli di destra. È una delle ipotesi alla quale sta lavorando i poliziotti della Digos per chiarire l'attentato dell'altra sera al neonato centro sociale di destra «Gens romana», in via Evandro, al Tuscolano. Sul caso ha aperto un fascicolo anche la Procura di Roma. Alle 21,30, mentre centinaia di persone - tra cui donne e bambini - erano raccolte davanti ai locali del circolo, alcuni sconosciuti, col casco, hanno lanciato tre bottiglie molotov. L'obiettivo era seminare il panico tra la folla. Ed è stato raggiunto, anche se non ci sono stati feriti. Una bottiglia è caduta vicino ai due cassonetti, poco distanti dal Centro, all'imbocco della discesa del supermercato Sma. Le altre si sono rotte incendiandosi. La Digos spera che sul vetro del recipiente rimasto intatto siano rimaste le impronte digitali dell'attentatore. Le fiamme hanno fatto paura, soprattutto ai bambini. «Mamma, cos'è l'11 settembre?», ha detto un ragazzino di dieci anni che si è visto piroettare contro le molotov. La Digos sta vagliando anche le testimonianze. Non tutti hanno descritto la stessa scena. C'è chi dice di aver visto due persone avvicinarsi e poi fuggire a bordo di scooter, guidati dai complici. C'è chi parla di una coppia di attentatori e basta. Sembra certo invece il punto dal quale provenivano: largo Orazi e Curiazi. «Chi ha agito - riflette il portavoce Giuliano Castellino, leader di "Popolo di Roma", entità associativa che nella Capitale raduna 15 sezioni, compresa Gens romana - non è un cane sciolto». E rilancia: «Noi dobbiamo assolutamente buttare acqua sul fuoco, rifiutare violenza politica. Propongo di aprire un tavolo con le forze movimentiste di destra e di sinistra, per dire no alla violenza politica, e sì al confronto dialettico. Venerdì - annuncia - ci saremo anche noi alla manifestazione organizzata contro l'intolleranza». L'avvio di una stagione dell'odio è condivisa da diversi esponenti della politica. Per l'esponente del Movimento per l'Italia», Daniela Santanché, «l'episodio del Qube (attentato alla discoteca dei gayndr) e le molotov contro "Gens Romana" sembrano essere il disegno criminale di chi sta cercando di ricreare nel paese un clima di terrorismo e paura». Il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, sostiene che «Roma non può tornare a vivere quegli anni che hanno segnato uno dei periodi più bui per la nostra comunità». Il governatore del Lazio, Piero Marrazzo, condanna «l'attacco violento vile e pericoloso». Aspro il segretario de La Destra, Francesco Storace: «La nostra solidarietà a "Gens Romana" è sincera. Ripugna quella di una sinistra che da quando Alemanno è sindaco istiga all'odio».

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