E a Magliana sfila la rabbia
MarcoCardia «Tutti liberi, tutte libere». È lo slogan che riassume le ragioni della protesta degli occupanti della ex scuola «8 Marzo», in via dell'Impruneta, dove lunedì mattina cinque persone sono state arrestate con l'accusa di estorsione e associazione per delinquere. Scandendo questo slogan, ieri pomeriggio gli occupanti hanno sfilato per le strade della Magliana. «Noi il pizzo non lo paghiamo: lottiamo»: questo lo striscione che apriva il corteo composto da diverse centinaia di persone: occupanti dello stabile ed attivisti dei movimenti cittadini di lotta per la casa. Il corteo, privo di momenti di tensione, ha sfilato per oltre un'ora per le vie della Magliana, osservato a vista da un nutrito schieramento di uomini e mezzi delle forze dell'ordine. Tra le mani dei manifestanti tanti i cartelli e le scritte di solidarietà riovolti a Francesca, Gabriele, Simone, Sandro e "Sandrone": le persone arrestate nel corso dell'operazione portata avanti dai carabinieri per eseguire le ordinanze di custodia cautelare e le perquisizoni disposte dalla magistratura. Operazione alla quale è seguito l'assalto a uomini e mezzi dell'Arma e che il giorno dopo ha portato alla denuncia di una sessantina di persone, soaprattutto aderenti alla sigla Action, leader dei centri sociali romani. I manifestanti sono scesi in piazza anche per richiedere che l'edificio «non venga coinvolto in alcun tipo di speculazione edilizia». Gli occupanti difendono i loro compagni attualmente detenuti. Sostengono che «la persona che le ha accusate era stata allontanata dallo stabile perchè era violenta, sessista, ha causato dei problemi durante la sua presenza nello stabile. Viene da pensare - aggiungono - che in questa vicenda non ci sia l'intento di fare chiarezza sulle accuse agli occupanti», dice il consigliere comunale del gruppo Roma in Action, Andrea Alzetta. Nei giorni scorsi, in carcere davanti al gip Cecilia Demma si è svolto l'interrogatorio di garanzia degli indagati. Tutti hanno respinto le accuse sostenehndo di non aver compiuto alcuna estorsione, ma di aver solo chiesto dei soldi per raccolte di solidarietà per aiutare persone in difficoltà. Il loro legale, l'avvocato Antonia Di Maggio, ha chiesto l'immediata scarcerazione. Il giudice si è riservata di decidere.