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Il caso-Passetto tiene banco I giornalisti giapponesi all'assalto

Il ristorante

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TOKYO «Pasetto... Passeto... Passetto». Il nome del ristorante romano, anche se leggermente storpiato è l'unica cosa che si comprende tra le parole giapponesi pronunciate di fretta, e con apparente gentilezza, dai giornalisti locali al vicesindaco con delega al Turismo, Mauro Cutrufo in visita ufficiale a Tokyo proprio per promuovere la nostra città. E, non senza imbarazzo, è anche una delle parole più ricorrenti, dal cronista al portiere dell'albergo. Così, la truffa di un conto di 680 euro (cento dei quali in mancia) perpetrata ai danni di una giovane coppia giapponese continua a imbarazzare istituzioni e romani. Nonostante la straordinaria accoglienza di ieri pomeriggio all'istituto della cultura italiana di Tokyo riservata al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, accolto con un coro di bambini che cantavano l'Inno di Mameli e le bandiere italiane per le grandi (e pulitissime) strade di Tokyo, quel conto che ha costretto persino il ministro del Turismo, Michela Brambilla a chiedere scusa, sembra aver disegnato un punto di non ritorno nell'ospitale popolo giapponese.   Non basta più rassicurare i media che il ristorante è stato immediatamente chiuso e «che a Roma ci sono altri 1299 ristoranti», come sottolinea Cutrufo quasi «assalito» dalle domande sulla sicurezza a Roma, confondendo una venale truffa con reati ben diversi, qualcosa sembra essersi rotto nei confronti della città europea più amata dai turisti del Sol Levante. A destare una lieve curiosità sono soltanto le rassicurazioni del vicesindaco sul nuovo protocollo voluto dalla categoria per riportare regole e trasparenza nella ristorazione, soprattutto quella più vicina ai turisti. A diecimila chilometri di distanza e con una cultura dell'ospitalità ben diversa dalla nostra, resta difficile comprendere quel conto di 680 euro. Probabilmente soltanto il pranzo di domani del numero due del Campidoglio proprio con la coppia truffata a metà giugno, metterà la parola fine a questa incredibile vicenda. Una vicenda che però deve far riflettere. Non solo perché «questa storia del Passetto ci ha fatto perdere milioni di euro», ribadisce Cutrufo, ma soprattutto per non vedere più quello sguardo di paura nel parlare dell'Italia e di Roma negli occhi di chi, al contrario, sogna un soggiorno immerso in quella cultura e in quella storia che tutto il mondo ci invidia. Buttarla via per qualche centinaia di euro sembra quasi un affronto contro l'umanità.

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