Rapine in casa, torna l'incubo
La vittima: «Mi dicevano: apri la cassaforte o ti tagliamo le mani»
«Mi hanno detto: "Aprite cassaforte o tagliamo mani, tagliamo mani. State calmi - ho risposto - vi do quello che volete, ma state calmi». Anche se ha grinta da vendere, la signora e suo marito, ex direttore di banca, entrambi di 78 anni, residenti al secondo piano di uno stabile in via della Camilluccia, l'altra notte hanno subito una rapina da incubo. Dai primi dettagli, pare che i responsabili siano i famigerati rapinatori acrobati, la banda dell'Est che da aprile, nell'area di Vigna Clara, ha messo a segno dodici assalti (quelli noti), compreso l'ultimo. Avvenuti tutti di notte, tutti in abitazioni dove i malviventi sapevano di trovare un bottino per il quale valeva la pena rischiare. In casa sono entrati in due. Si sospetta la prezenza di un terzo complice (è il numero solito dei rapinatori acrobati), per aiutare i due a scavalcare muretto e inferriata. «Erano le 4,30 - racconta la proprietaria - per una serie di combinazioni, l'altra notte non avevo chiuso a chiave la porta della mia camera da letto. In un'altra stanza dormiva il domestico, che però non si è accorto di nulla e neppure è stato svegliato. Ho sentito dei rumori, ho pensato che fosse mio figlio. Mi sono alzata, ho aperto la porta e mi sono trovata di fronte i due rapinatori. "E voi - ho esclamato - da dove siete entrati?". "Dalla finestra", mi hanno risposto. Erano alti. Avevano un accento dell'Est e tra di loro non hanno mai parlato straniero. I volti erano coperti dalle sciarpe e in testa portavano dei baschetti. Uno stringeva in mano un coltello preso dalla cucina. Ho dato loro gli euro che avevo in casa. Poi hanno chiesto della cassaforte. Uno dei due minacciava: "Apri, apri, o tagliamo mani". L'altro lo calmava. Io l'ho rassicurato: "Apro la cassaforte ma tu non tagli le mani a nessuno"». Il bottino finale: circa mille euro, due orologi preziosi e altri oggetti di valore. «La razzia - conclude la signora - è durata mezz'ora. Poi sono usciti dalla porta di casa: gliel'ho aperta io. Una volta l'oggetto di valore si chiamava "gioia". Ora sono diventati "dolori": è meglio non averli». Sul posto sono arrivati i poliziotti del commissariato Ponte Milvio e della Scientifica. Indaga la Squadra mobile.