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A Roma il "fruttarolo" parla straniero

Fruttivendolo

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{{IMG_SX}}Il filo diretto con la cronaca di Roma. Potete inviare lettere, commenti e segnalazioni a questo indirizzo e-mail (clicca qui), al numero di fax 06/675.88.324 o via posta a Il Tempo - Lettere, piazza Colonna 366 - 00187 Roma. Le frutterie gestite da italiani, ormai, a Roma si contano sulle dita di una mano. Nell'ultimo anno e mezzo nella Capitale, secondo dati Infocamere elaborati dalla Cna di Roma, su 173 nuove aperture ben 74 sono state a titolare straniero, vale a dire il 43% circa del totale. Di queste il 25% è di nazionalità egiziana. Un fenomeno diffuso quasi in ogni quartiere, ma maggiormente concentrato nelle zone periferiche, e sempre più spesso visibile nei mercati rionali. Sono diverse le cause che lo hanno favorito. Per cominciare il costo che richiede l'apertura di un'attività del genere decisamente più basso rispetto alle altre comuni attività commerciali e quindi preferito dagli stranieri. Ma anche lo scarso ricambio generazione tra i titolari italiani che una volta andati in pensione non hanno in famiglia a chi tramandare l'attività, oltre alla normale attitudine al commercio da parte, soprattutto, degli egiziani. «Non è un mistero – conferma Walter Papetti, presidente del coordinamento A.G.S. (associazione gestione servizi) romano – che l'avviamento di una frutteria ha un costo piuttosto basso e quindi è facilmente sostenuto dagli stranieri che vogliono aprire un'attività là dove si creano gli spazi, che cominciano ad essere diversi anche nei mercati rionali, lasciati dagli italiani». Il rischio che a rimetterci sia la qualità della merce venduta non è in effetti così remoto». Non usa invece mezzi termini Franco Gioacchini dell'Upvad-Confcommercio: «Tra questi negozi c'è veramente poca concorrenza. La frutta e la verdura si trovano spesso sotto l'euro al chilo tutto l'anno, ma è difficile sostenere che sia merce di prima scelta perché non si può pensare che gli stranieri conoscano la differenza tra tutti i vari e diversi tipi di frutta che abbiamo in commercio in Italia». Non di rado si è assistito, poi, a controlli in città sulla gestione di questi esercizi commerciali che "dimenticano" di osservare orari di apertura al pubblico, il divieto di vendita di alcolici a tarda notte, le ordinanze sul rispetto della quiete pubblica. Qualcuno di questi controlli è finito con un provvedimento di chiusura dell'attività dopo aver riscontrato illeciti soprattutto riguardo al rispetto degli orari di apertura al pubblico e alla vendita di alcolici. Le denunce, il più delle volte, provengono dai cittadini. La lettera - Ho notato che ormai non esistono quasi più le frutterie gestite da italiani, ma solo da stranieri. Dove sono finiti i fruttivendoli romani? Mi è capitato di acquistare frutta in questi punti vendita e ho notato che la qualità è decisamente peggiore e la merce è tenuta spesso in terra, ammucchiata e mal divisa. Temo possano esserci rischi di scarsa igiene. Senza contare il fatto che spesso questi negozi restano aperti fino a tarda sera e vendono anche alcolici diventando così ritrovo di mal capitati e luoghi dove si fanno schiamazzi a tutte le ore. Credo che l'amministrazione dovrebbe esercitare un maggiore controllo. Maria (e-mail)

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