Roma antica, finalmente si muove
{{IMG_SX}}È l'inquietudine quotidiana del Sindaco. Il Colosseo. Il primo monumento di Roma Capoccia, anzi della Terra. Bello, suggestivo, maestoso. Ma sporco e umiliato dalle transenne decennali, dai tubi innocenti arrugginiti. Alemanno dice basta. Chiama a raccolta tutti i Paesi. Esce anche questo dalla riunione plenaria al capezzale di Roma. Mentre il video, nel salone di Palazzo Altemps, mostra un rocciatore arrampicato sulle antiche pietre dell'Anfiteatro Flavio. Serve anche questo per mettere in sicurezza il monumento. Per la sua manutenzione si spendono 686 mila euro l'anno (dati 2008-2009). Divisi per la superficie, 13 mila metri quadrati, fanno 52 euro a metro quadrato l'anno, ovvero 14 centesimi al giorno. Al Colosseo entrano 4 milioni di visitatori in dodici mesi. I custodi sono 38, gli impiegati e tecnici 3. Anche la voce pulizia fa stringere il cuore. Al Foro-Palatino si spendono 61 centesimi a metro quadrato l'anno. «Forse un colpo di scopa a settimana», ironizza Roberto Cecchi. È il commissario straordinario all'area archeologica di Roma e di Ostia, una poltrona da fachiro sulla quale si è seduto due mesi fa. Sciorina una sfilza di slides, replicando numeri e confronti su tutte le aree di sua competenza. Dal Foro-Palatino a Caracalla, dall'Aventino fino al Museo Nazionale Romano, a Ostia Antica, alla via Ostiense, alla periferia archeologica che pochi visitano e che pure molto conta: Gabii e la Villa di Livia, Grottarossa, Malborghetto, il Casale Ponte di Nona. Ad ascoltare il suo rapporto sullo stato dell'arte c'è il gotha di quanti devono rispondere di Roma antica: Alemanno appunto, il sottosegrerario Giro, il sovrintendente statale Bottini e quello comunale Broccoli, il direttore generale per la valorizzazione, Mario Resca, il presidente del consiglio superiore dei Beni Culturali, Carandini. Gli attori di un rilancio del patrimonio archeologico capitolino che rispondono con questo libro bianco alle polemiche sollevate in primavera dalla sinistra e dagli archeologi di sinistra sul commissariamento. «Che è stato una scelta politica fondamentale. La carenza strutturale, i rischi di crollo, gli accessi chiusi, le rovine impraticabili, o, se praticabili, pericolose, sono la realtà fotografata tra giugno e agosto nei 19 chilometri della città, all'interno delle Mura Aurealiane, e oltre. Ecco la foto di bambini che giocano a Villa delle Vignacce. Sotto un rudere sporgente, tenuto da staffe. Ecco il Colosseo. Le acque di caduta si infiltrano nel coronamento, spappolano il muro. Ecco il Palatino: detriti centenari hanno creato una stratificazione profonda 12 metri, molto instabile. «I fenomeni di dissesto sono tenuti sotto controllo con un doppio sistema, a terra e satellitare», spiega Cecchi. Dall'analisi all'azione. Entro dicembre al Palatino si incrementeranno del 30 % le aree accessibili. Tra questi la meraviglia che è l'Uccelliera Farnesiana, idem per Vigna Barberini e la Passeggiata sopra le arcate Severiniane. A via Appia si avvia il restauro della pavimentazione, ridotta a pozzanghera dall'alluvione del 2008. «La presenza del commissario ha dato un'accelerazione ai progetti e alle stretegie di questa sovrintendenza», dice Bottini, il primo, durante lo scorso governo a sollecitare la nomina di un coordinatore straordinario. Anche se poi si sfoga: «Questa forse è la mia ultima uscita nel ruolo, sono prepensionato, di fatto licenziato. A 60 anni». Carandini parla di buon inizio, di operazione «trasparenza», ma pungola: «La situazione d'allarme c'era e resta. Ma tra un anno dobbiamo rivederci, per verificare quello che si è fatto. Al Palatino e al Foro mancano perfino le didascalie, come si capisce Roma se non si spiega?». Ma Giro e Cecchi elencano: «Individuati 71 progetti, del 37 per cento affidati i lavori, per una spesa di 11,2 milioni di euro. Più spazi visitabili significa più entrate. Potremo raddoppiare gli incassi delle biglietterie se riusciremo a rendere maggiormente accessibili luoghi che già fruttano 35 milioni di euro l'anno». Il termine di paragone è l'estero. «Il Louvre ha il doppio di visitatori del Colosseo», semplifica Giro. La svolta nel 2010, «il contributo di Roma per le celebrazioni dell'Unità d'Italia». Il sindaco Alemanno si galvanizza, gli piace l'approccio «sistemico» al nodo archeologia, il tavolo comune Campidoglio-Collegio Romano. Sa che l'indotto di 1.500 milioni annui è parzialissimo, che il patrimonio archeologico può reggere l'economia della Capitale. «Ma per il Colosseo, la mia preoccupazione quotidiana, ci vogliono 5 milioni di euro. E l'aiuto di sponsor internazionali. Una mobilitazione come per Firenze dopo l'alluvione o per la Cappella Sistina. Insomma, tempi certi e visibilità mondiale. E via le brutture, le transenne, i tubi innocenti. E ok al Museo Portale di Roma, nella sede di via dei Cerchi», conclude rispondendo a Carandini, l'ideatore, che lo inchiodava a un sì o a un no. Resca è pragmatico: «Il polo archeologico romano vanta un indotto da un miliardo e mezzo di euro. Attenzione allora al visitatore-cliente. La prima richiesta è la pulizia. Non siamo all'altezza». Già, con 61 centesimi al metro quadrato!