Truffa vera con soldi falsi
C'è stata la truffa di Totò che vende la Fontana di Trevi, c'è quella del petroliere arabo che rifila quattro milioni di euro falsi in cambio di 100 mila veri. È successo a Roma, l'altro ieri sera. Lo scenario è piazza Esedra, il salotto dell'Hotel Exedra. Sono seduti in quattro. I primi sono il consulente finanziario di un imprenditore edile di Milano e il suo assistente. Gli altri, un intermediario del credito di una società finanziaria con sede in Svizzera e un ricco petroliere arabo, vestito con gli abiti tradizionali. In realtà, sono vittime e truffatori. La storia che comincia in primavera. L'imprenditore del Nord è in difficoltà: ha eseguito lavori ma non ha intascasto i soldi. Precipita nella crisi. Chiama il suo consulente finanziario e gli dice che ha bisogno di denaro, parecchio e in fretta: 4 milioni di euro. Inoltre si raccomanda: il prestito deve essere a lunga scadenza e le rate di rimborso non possono essere troppe salate. Quindi, il tasso deve essere contenuto. L'esperto, 35 anni, sonda le banche: le evita. Guarda le finanziarie: le scarta. Butta lo sguardo Oltralpe, in Svizzera, dove vendere denaro è la prima industria del Paese. Per risparmiare non va sul posto. Consulta i siti Internet delle varie società del credito. Sbirciando nel Web impatta con la sigla di una società che pare conceda soldi a costi contenuti. Referente risulta un intermediario dal nome arabeggiante: è uno dei truffatori. Parte la trattativa, tutta al computer. Il milanese fa la visura della società: è regolare, registrata e pulita. I due si scambiano altri messaggi, si parlano al telefono. Fissano appuntamenti per vedersi ma ogni volta lo svizzero inventa un contrattempo. Poco tempo fa, dall'estero arriva la notizia che è stato trovato il finanziatore giusto: per un prestito di 4 milioni a dieci anni gli interessi sono al tasso del 6%, le rate trimestrali, da versare su un conto corrente che sarà indicato sul contratto il giorno della firma. Cioè l'altro ieri. Roma il luogo scelto. L'imprenditore dà l'ok. Firma una delega al consulente perché sia lui a concludere la pratica e lo spedisce nella Capitale. L'appuntamento è in serata a piazza Esedra, all'Hotel Exedra. Si vedono in quattro: il professionista milanese e un suo amico e collaboratore, il sedicente svizzero arabeggiante con un tizio arabo davvero, spacciato per il finanziatore, un ricco petroliere e nababbo del deserto che ha indossato veste e copricapo tradizionali prima di entrare nell'albergo. Il falso sceicco tira fuori la valigietta con i 4 milioni di euro fasulli, divisi in mazzette di banconote da 500 euro incellophanate, dove una fascetta copre la scritta «fac-simile». La apre e la richiude in pochi secondi. Il consulente di Milano tira su uno zainetto: ci sono i 100 mila euro, veri, prima rata. Avviene lo scambio. Poi lo sceicco parla in fretta e dice che deve andarsene. Il falso intermedario lo segue: spiega che va a salutarlo prima che prenda il taxi. A quel punto anche il consulente di Milano vuole seguirli, capisce che qualcosa non va. E in effetti, quando esce in strada il truffatore-sceicco è già scappato coi soldi. Trova solo la spalla, l'intermediario, in realtà il peruviano Carlos Restelli Zambelli, 40 anni, con precedente per furto. I due discutono. Una pattuglia del Nucleo radiomobile, diretto dal colonnello Grasso, se ne accorge, si ferma. In caserma la scoperta della stangata. Alla quale si aggiunge la beffa: il consulente dovrà risarcire l'impreditore dei 100 mila euro persi.