Malagrotta in rivolta «Stop alla monnezza»
.«Non solo non chiuderà entro la fine dell'anno anno, ma a Malagrotta continua a entrare merdaccia» sintetizzano i comitati Malagrotta, Pisana 64 e Massimina. «Chiudere entro l'anno era un impegno e Alemanno ci voleva vedere per dirci che non sarebbe stato un impegno barzelletta come quelli presi e mai mantenuti dai predecessori» ricorda Sergio Apollonio, presidente del Comitato Malagrotta. «Ma noi - continua - abbiamo speranza che almeno ci sia una decisione definitiva degna di chiamarsi decisione, che non sia il solito pastrocchio all'infinito che significa rimettere tutto nelle mani del potentato privato che da sempre detta la politica dei rifiuti a Roma e nel Lazio». E per far capire a tutti di cosa si tratta, mostra la foto «della vergogna», la montagna di rifiuti che il nostro giornale ha pubblicato in questa pagina. «Questa foto non ha bisogno di commenti - continua Apollonio -. È l'immagine immediata dell'orrore dei rifiuti "tal quali». Eppure la direttiva europea prescrive che le vecchie discariche che non sono state adeguate alla normativa comunitaria, cioè che non ammettono in discarica i rifiuti solo dopo trattamento, «devono essere chiuse» ricorda Apollonio. Le immagini parlano. E il presidente del Comitato Malagrotta ne ha un mucchio. «Guardi qua» dice mostrando una foto satellitare di Earthscan (quella nella foto tonda, ndr) che fotografa il complesso di Malagrotta. Si tratta di «una zona classificata sito a rischio di incidente rilevante - spiega - perché oltre alla discarica si concentrano molti altri impianti: «raffineria, inceneritore rifiuti ospedalieri, area Testa di Cane di allargamento della discarica, gassificatore». La zona è indicata da un cartello «tutto da ridere» dice Apollonio. Il perché lo spiega un altra foto: è l'immagine di un cartello che indica il sito a rischio di incidente rilevante. Ma la foto è coperta in parte. Come mai? «Perché la parte alta del pannello, omessa, contiene una scritta pubblicitaria per la raffineria. Ma la parte bassa, quella obbligatoria per legge per tutti i siti a rischio in base al Ddl 334/99 (Seveso II), è scritta a caratteri piccolissimi se paragonati a quelli usati per la pubblicità». E vai con un'altra foto, perché la storia di Malagrotta si legge bene nelle immagini. Ecco il gassificatore durante le prime prove. «È in "fase preliminare all'esercizio" ormai da un anno - ironizza Apollonio -, prove che precedettero il sequestro da parte della magistratura nel novembre scorso. L'impianto è stato poi dissequestrato ma rimane sotto inchiesta da parte della Procura per irregolarità nelle procedure autorizzative in un "area estremamente critica qual è quella di Malagrotta, ufficialmente classificata come sito a rischio di incidente rilevante per la presenza di numerosi impianti a rischio esplosione. In realtà, è stata un'autentica assurdità: costruire quel tipo di impianto proprio in quel luogo, addirittura dentro il perimetro della discarica e nel bel mezzo di tutti gli altri impianti a rischio esplosione, primo fra tutti la Raffineria di Roma, la più grossa del Centro Italia, a pochi metri di distanza, e a ridosso degli imponenti depositi di carburante e di gas di quel sito. E infatti il Comune di Roma (X Dipartimento, Servizio Via) aveva mosso obiezioni sostanziali al progetto fin dal 2003, obiezioni spazzate via dalla Regione» ricorda Apollonio. E poi c'è il gassificatore ancora in "fase preliminare" e «senza l'Aia (Autorizzazione integrata ambientale), che riassume in sé tutte le autorizzazioni specifiche delle varie autorità ed organi competenti, ed è indispensabile per poter funzionare nel rispetto della legge» dice. Ma i residenti di Malagrotta non sono i soli ad essere infuriati. Perché - spiega Apollonio «il problema riguarda tutta l'area di Malagrotta-Valle Galeria, per la quale un monitoraggio ambientale credibile e degno di questo nome non è ancora stato fatto, né per l'aria, né per le acque superficiali, né per le acque sotterranee della falda acquifera». I residenti vorrebbero sapere fino a che punto siano contaminate acqua e terreni e dunque orti e colture varie, allevamenti, ecc). L'odore è insopportabile. «L'aria è tornata puzzolente per via dell'acido solfidrico prodotto dalla degradazione dei rifiuti» spiega Salvatore Damante, ricercatore ambientale per i comitati Malagrotta e Pisana 64. Ma tra qualche giorno parlerannno i dati. Damante annuncia i risultati dei rilevamenti anche sulle polveri inquinanti pm10 e 2,5 degli ultimi rilievi prodotti dal nuovo strumento conforme alle direttive europee, acquistato in comproprietà coi comitati cittadini, e «faremo nuove misurazioni degli idrocarburi totali». Mentre in questo week-end studierà i dati dell'Arpa. «80 pagine sulla campagna ambientale dell'inquinamento a Malagrotta da giugno a dicembre. E poi ce n'è un'altra fatta dall'Ispra alla Regione.