Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

«La mia Pisana? Più leggi e meno spese»

Esplora:
default_image

  • a
  • a
  • a

Ilpresidente del Consiglio del Lazio Guido Milana ha rassegnato ieri le dimissioni, in seguito all'elezione al Parlamento europeo. È finita che il suo ufficio sembrava il banco di gastronomia di un supermercato, con decine e decine di persone in fila per salutarlo. Tra soddisfazioni e rimpianti, due anni sulla poltrona più alta della Pisana. «Mi sembrano venti», confida Milana, perché «è stato davvero faticoso». Onorevole Milana, qual è il bilancio della sua presidenza? «L'attività legislativa è aumentata, così come la presenza in Aula dei consiglieri. Poi abbiamo aperto le porte all'esterno: è stato creato un sito internet con la web tv per seguire le sedute e spazi per consultare i provvedimenti. Sempre sul piano della trasparenza abbiamo dato il via agli acquisti on line, risparmiando parecchi soldi. Non è un caso che siamo stati premiati al salone della pubblica amministrazione come miglior Consiglio regionale d'Italia». Quali sono state le leggi in cui si è sentito più coinvolto? «La legge che ha istituito il Consiglio delle autonomie locali, che ha organizzato la democrazia degli enti locali in rapporto alla Regione, e quella che ha creato la figura del mediatore familiare. Ma anche la norma che ha varato il reddito minimo garantito, che aiuterà in modo concreto tante persone». Nel suo discorso è mancata una «parola» chiave: Marrazzo. Perché? «Ho voluto tenere un intervento istituzionale, rimanere super partes. Aggiungo ora che la faticosa azione del presidente Marrazzo ha prodotto eccellenti risultati. Nonostante le difficoltà, figlie di un'eredità pesante, anche nei settori più complessi si sono fatti passi avanti. La sanità? Ma ci ricordiamo che fino a cinque anni fa mancavano le ambulanze e le liste d'attesa erano lunghissime. Ora la situazione è migliorata». Ci sono alcuni suoi colleghi europarlamentari che si lamentano dello stipendio (6 mila euro al mese). Lei che fino a oggi è stato presidente del Consiglio regionale dovrebbe essere disperato... «Rispetto ad ora il mio stipendio sarà più che dimezzato ma non m'importa. Non capisco perché i politici si lamentano. Io ritengo di essere comunque un privilegiato». Ha dei rimpianti? «Di non aver cambiato radicalmente il regolamento del Consiglio ma non c'è stato tempo. Le istituzioni regionali devono smettere di essere fabbriche di precariato». Da sindaco di Olevano a presidente del Consiglio del Lazio fino all'Unione europea. Quale sarà la sua prossima frontiera? «Chi vivrà vedrà».

Dai blog