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Influenza A, ore di fila per i test E gli infermieri si ribellano

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È arrivato venerdì notte al San Camillo con la febbre e una polmonite doppia, trasferito in ambulanza da una nota clinica (dove si era fatto ricoverare il martedì) al pronto soccorso del grande ospedale su via Gianicolense. «Voglio fare il test della nuova influenza» ha sussurrato esausto l'uomo, un quarantenne sportivo e sano come un pesce, almeno fino al recente viaggio a Genova. Il test eseguito al pronto soccorso è risultato negativo. Ma poi il paziente è stato trasferito nel reparto di rianimazione Cr1 e altri due test: solo il terzo avrebbe avuto «esito positivo». L'indomani sarebbe stata avviata «profilassi preventiva» ma per il «solo il personale di reparto».  Al pronto soccorso si dicono «infuriati». Chiedono «percorsi clinici assistenziali protetti» e il passaggio nella «zona filtro» di malati sospettati di aver contratto il virus H1n1. Mentre invece quel paziente a rischio, che i sintomi della nuova influenza «ce li aveva scritti in faccia» raccontano, sarebbe arrivato «in ambulanza e senza alcuna precauzione», sbarellato come un paziente qualsiasi; e la stessa ambulanza, sarebbe «ripartita», diretta «chissà dove», e forse anche senza «essere disinfettata». Cosa succederà, si chiedono medici e infermieri, «quando il picco previsto, o la paura, aumenteranno le richieste d'aiuto?». Allo Spallanzani, fino a qualche giorno fa, c'era la fila per i test, fino a 70 persone al giorno, soprattutto di ritorno da vacanze all'estero, e 10 ore d'attesa, dalle due alle 23. Mentre al S. Camillo continuano ad arrivare bambini con tonsille grandi come bocce, che hanno la febbre alta «ma si tratta solo di tonsillite» spiega Angelo Longo, direttore del Gispe San Camillo. Ma ci sono anche casi come quelli di venerdì, con il paziente trasferito da una casa di cura «con forti sospetti che si tratti di un'influenza A» e che «chiede di fare il test». «Perché qui da noi e non allo Spallanzani?». È la domanda che gli hanno fatto e che ha innescato anche «un battibecco». Se almeno fosse transitato per la «zona filtro» gli infermieri non avrebbero nulla da temere. «Ma non potremo mettere in zona filtro tutti quelli che arriveranno quest'inverno» dice Longo che spiega: «Quella è una stanza del pronto soccorso riservata a patologie infettive gravi come la tubercolosi, in aumento». Per Longo «sarà un'influenza più blanda di quella degli altri anni». Ma perché tanta allerta? «Il virus persiste ed evolve, e va tenuto sotto controllo. Solo chi è compromesso da precedenti patologie deve temerlo». La paura dilaga. Tassisti e autisti di autobus ieri si dicevano «pronti a guidare con le mascherine, se sarà necessario».

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