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Nell'incuria il "Pastore Angelico"

La statua di Pio XII

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Gentile redazione della cronaca de «Il Tempo», l'altro giorno, passando per piazzale del Verano, ho notato uno spiacevole degrado nell'area dove spicca maestosa la statua di Pio XII: fiori secchi sul davanti, mentre dietro è ridotta a una latrina, complice la siepe retrostante, che ripara da occhi indiscreti. Ho notato anche, come risulta dalla scritta sul piedistallo, che la statua è frutto di una vostra iniziativa. Si può avere qualche altro dettaglio sulla storia di questa scultura e magari sperare che qualcuno provveda a sistemare l'area? Giada De Rossi (e-mail) Il filo diretto con la cronaca di Roma. Potete inviare lettere, commenti e segnalazioni a questo indirizzo e-mail (clicca qui), al numero di fax 06/675.88.324 o via posta a Il Tempo - Lettere, piazza Colonna 366 - 00187 Roma. Che meraviglia quell'espressione a metà tra lo sconforto e l'immensa fede che traspare dalla splendida statua di Pio XII, in piazza del Verano. Un'indimenticabile abbraccio rivolto al cielo che riprende una foto storica di Papa Pacelli, detto anche il «Pastore Angelico», tra le macerie di quel terribile 19 luglio 1943, bombardamento di S. Lorenzo. Fu un evento eccezionale: il Papa, commosso dalla tragedia dei romani, per la prima volta dall'inizio della guerra uscì dal Vaticano e si recò nel quartiere più colpito. E fu immortalato con una statua di marmo, inaugurata nel lontano 19 luglio 1967, grazie alle sottoscrizioni dei lettori del nostro quotidiano. In basso a destra si legge: «I lettori de "Il Tempo" vollero erigere questo monumento per devozione e imperatura gratitudine». Dispiace però che un simile simbolo storico legato al bombardamento di San Lorenzo e alla forza della ricostruzione dei romani, versi nel più completo degrado. Siamo andati sul posto a controllare e abbiamo avuto conferma di quanto segnalatoci. Davanti alla statua c'è un vaso di fiori secchi, e un vecchio cuscino di fiori, anche questo completamento inaridito da un bel pezzo. Chissà se è lo stesso della cerimonia che ogni 19 luglio si tiene proprio nell'area, alla presenza di istituzioni ed alti prelati. Il dubbio diviene quasi certezza quando il fioraio Marco Torcolacci, che ha il suo chiosco a pochi metri, sbotta: «Qui non viene mai nessuno a pulire, tranne che in prossimità di ogni 19 luglio, anniversario del bombardamento. La siepe è secca, è tutto sporco. Qui siamo come i terremotati». Ma di chi sono le competenze? «Se lo chiedi a quelli del Servizio Giardini dicono che tocca all'Ama, e per quelli dell'Ama spetta al Servizio Giardini», prosegue il fioraio inviperito, «intanto qui è tutto abbandonato. Per non parlare di chi urina e defeca dietro la statua, nascosto dalla siepe retrostante». A lanciare una proposta interessante è un passante, Ilario Calabucci: «Il problema si potrebbe risolvere togliendo la semiluna di siepe che si trova dietro la statua, così non ci sarebbe più un angolo nascosto dove fare simili schifezze». Quanto alle sottoscrizioni per erigere la statua, la signora Luisa Di Carmine, 75 anni e storica lettrice de Il Tempo, precisa: «Ho un grande rammarico, ho ritardato nel pagamento e quanto volevo offrire mille lire per contribuire a realizzare la statua del mio Papa preferito, era orami stata chiusa. Mi è dispiaciuto moltissimo».

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