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Roma, le strade delle corse proibite

Un incidente mortale in via Flaminia, Roma

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Viali, rettilinei e curve che diventano circuiti da Formula Uno. Dove si corre fino a 250 chilometri orari. È la mappa delle «piste» romane scelte dagli spericolati su auto e moto che sfidano la morte e il codice della strada. E scaricano l'adrenalina. Per ogni desiderio esiste una strada ad hoc. Se si vuole provare il brivido dell'alta velocità e della propria abilità nel percorrere determinati «circuiti», ogni automobilista nella Capitale ha la possibilità di scegliere quello preferito.   Ci sono strade a Roma da 160 chilometri orari, in altre invece la velocità può arrivare addirittura a 250 km/h. Da nord a sud di Roma, infatti, ci sono strade che permettono a chiunque di provare un momento di adrenalina al volante, mettendo, però, in pericolo la propria incolumità e quella degli altri. In città, soprattutto di notte, le vie sono deserte, mettendo così in condizione l'automobilista di schiacciare l'acceleratore, superando i limiti di velocità e rischiando comunque ad ogni metro di provocare un incidente stradale: nella maggior parte dei casi, infatti, avvengono a causa dell'altà velocità e dello stato psico-fisico del conducente alterato da alcol o sostanze stupefacenti. Ogni strada, dunque, ha una caratteristica. C'è quella che viene percorsa per poter raggiungere la velocità massima della macchina, o quella, invece, che si sceglie per mettere alla prova le proprie capacità di guida in curva. Ragionamenti che vengono fatti sia da chi si mette al volante di una vettura, sia da chi monta in sella a una moto di grossa cilindra. Le strade che permettono a chi ama l'alta velocità di spingere la macchina al massimo vanno dal Grande raccordo anulare alla via del Mare, dalla Cristoforo Colombo all'autostrada Roma-L'Aquila. Qui l'obiettivo dell'automobilista è far arrivare la lancetta del tachimetro il più in basso possibile. Ci sono invece altre vie che vengono usate dai romani per raggiungere la velocità massima in brevi tratti di strada, un comportamento ancor più pericoloso poiché alla fine del tratto di strada c'è un incrocio o addirittura un muro (accade nei parcheggi che si trovano, nella maggior parte dei casi, in quartieri periferici della città). Tra queste c'è il viadotto di Corso Francia, che al termine ha un bivio pericoloso: una curva a sinistra per andare ai Parioli e una a destra per raggiungere Lungotevere. In viale Newton, che finisce con un altro bivio all'altezza della Magliana e che in alcuni tratti è anche scarsamente illuminato, è facile raggiungere anche i 160 chilometri orari. Un'altra arteria che permette a chi ama mettere a rischio la propria vita e quella degli altri è la via Flaminia, direzione Saxa Rubra. Qui, però, sono soprattutto motociclisti a raggiungere le velocità maggiori a causa della brevità del percorso. Ad allungare la lista, anche via Leone XIII, quella che inizia dall'incrocio tra via Vitellia e via della Nocetta, che taglia Villa Pamphili: diversi gli incidenti stradali mortali che sono avvenuti in entrambi i sensi di marcia. Esiste invece un altro tipo di «percorso» per chi vuole verificare fino a che punto è in grado di essere «padrone» dell'auto: la via che porta al Pincio, una strada percorsa per testare la bravura nel fare le curve. C'è, inoltre, invece, chi sulle due ruote, utilizza come circuiti le strade che passano all'interno dei parchi romani, come Villa Glori, ai Parioli. Qui sono soprattutto ciclomotori truccati a correre per le salite e le curve, passando ad alta velocità tra chi frequenta il parco per fare jogging. Insomma, la Capitale offre una serie di possibilità a chi vuole rischiare di perdere la vita e di uccidere il prossimo, snobbando i controlli sempre più frequenti delle forze dell'ordine per impedire le stragi sull'asfalto.  

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