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Uccise 15enne, il pirata preso in Svizzera

Carabinieri

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«Hanno preso il pirata della strada che uccise mio figlio? Bene, spero che i giudici non lo liberino, deve vivere nel tormento». La voce di Luciana Bernola è esile e sottile come la sua figura. Il dolore invece è un macigno. Ieri mattina, nella sua casetta a Torre Gaia, il marito Giuseppe le ha detto al telefono la notizia che aspettavano da tempoi: lunedì in Svizzera, l'Interpol e i carabinieri del Gruppo Frascati, del colonnello Rosario Castello, dopo un'indagine senza sosta hanno arrestato il pirata della strada Feil Bernt, 45 anni, commerciante di auto, originario della Germania, con precedenti per truffa. Alle 22,30 del 17 gennaio 2008, in via Casilina travolse e uccise Ivan, uno studente quindicenne di seconda media. Il ragazzo è fermo al semaforo col suo scooter e dietro l'amico Diego, di un anno più grande. Scatta il verde, Ivan parte e una Mercedes Classe A lo prende come un missile. Il ragazzo rimane a terra senza vita, Diego sbattuto poco più in là, gravemente ferito. Feil Bernt fugge. La Municipale dell'VIII fa i rilievi dell'incidente. Le indagini vengono affidate dal pm Terracina ai carabinieri della Compagnia di Pomezia. Una prima svolta c'è quando il presunto pirata, dopo la fuga, fa il secondo passo disperato. Sulla Laurentina, a Tor de' Cenci, adue giorni di ditanza brucia l'auto. Gli investigatori la ritrovano risalendo al primo proprietario, un italiano che ha ceduto la vettura a uno zingaro, anche lui nel traffico di auto. Il tale cede la Mercedes al tedesco: non la compra, s'incarica di venderla per poi incassare la sua provvigione. I carabinieri accorciano le distanze, arrivano alla residenza romana alla Bufalotta che Bernt ha preso in affitto con sua moglie. Setacciano le compravendite di vetture da lui trattate con l'estero. E arrivano in Svizzera, vicino a Berna. Lunedì l'arresto, per omicidio colposo e omissione di soccorso. Tre giorni fa l'ingresso nel carcere di Como. «Ringrazio coloro che hanno lavorato per acciuffarlo - dice la mamma di Ivan - spero che il loro lavoro non sia stato vano». Nella sua casa tutto parla del figlio. Anche il cane, Lizzi, è triste. «Dal giorno dell'incidente - aggiunge la donna - non entra più nella camera di Ivan». Nella stanza tutto è rimasto com'era: i fogli sulla scrivania, le foto, i vestiti nell'armadio dove ci sono le magliette gialle ciascuna con una lettera del nome, Ivan. La quinta ha impressa la sua foto, indossata dagli amici nel torneo di calcio che gli hanno dedicato. Pure il parco poco distante porterà il suo nome. «La pratica è avviata - assicura il presidente dell'VIII Municipio, Massimiliano Lorenzotti - La prossima settimana ci sarà un incontro con l'assessore comunale all'Ambiente De Lillo». Il papà di Ivan, Giuseppe, si augura altro: «Ci avevano promesso un lavoro, anche part-time, per mia moglie, che ha troppo tempo libero per pensare e si consuma dal dolore».

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