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Librerie in crisi, i piccoli editori chiedono una maggiore tutela

Libri

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Da buona divoratrice di romanzi, noto ormai da qualche anno che le piccole librerie stanno scomparendo. Eppure una volta andare a comprare un romanzo era anche un pretesto per scambiare due chiacchiere con il libraio. Oggi invece acquistare letteratura è diventato come comprare un paio di jeans in una grande catena di distribuzione. Ho nostalgia dei consigli del libraio di fiducia, dei discorsi sull'ultimo romanzo edito e sulle tendenze artistiche dei contemporanei. È vero che nei punti vendita delle grandi case editrici spesso si trovano volumi a prezzi scontati, ma è altrettanto vero che è quasi impossibile trovarci opere di nicchia, pubblicate da piccole case editrici. Magari, per evitare che la letteratura si riduca a puro marketing, basterebbe tutelare chi ha ancora il coraggio di distribuire opere che non hanno un pubblico di massa, ma che almeno conservano il piacere della narrazione. Un'amante dei libri Il filo diretto con la cronaca di Roma. Potete inviare lettere, commenti e segnalazioni a questo indirizzo e-mail (clicca qui), al numero di fax 06/675.88.324 o via posta a Il Tempo - Lettere, piazza Colonna 366 - 00187 Roma. La cultura gestita come un'azienda: «Ciò che funziona si vende, ciò che è per pochi si boigotta». Fabio Croce, proprietario della omonima casa editrice e della storica libreria romana, lancia un appello per puntare l'attenzione sulla crisi che colpisce le piccole librerie indipendenti. «Le grandi catene come Mondadori e la Feltrinelli decidono cosa si vende e cosa no - spiega Croce - scartando tutto quello che non produce reddito, ovvero tutto quello che è la vera produzione culturale». La figura romantica del libraio, punto di riferimento nella scelta del volume da acquistare, va sparendo. In pochi riescono a resistere alla concorrenza dei grandi nomi dell'editoria e i piccoli negozi di quartiere, dove anni fa si poteva passare del tempo a scambiare opinioni su opere e autori, vanno morendo. Ormai si preferisce acquistare in punti vendita dove magari è possibile pranzare o prendere un caffé e dove si trovano offerte allettanti. È pur sempre vero che se le piccole librerie scompaiono è anche colpa degli italiani, sempre meno amanti della lettura. Che i giovani leggano poco, ormai è risaputo, che i libri costino tanto, pure. «Strappare» venti euro a un ragazzo per un romanzo è difficilissimo, meglio, magari, investire in aperitivi o in un ingresso in discoteca. Ma neanche gli adulti, in realtà, sono così appassionati di letture. A confermare questa tendenza tutta italiana sono gli ultimi dati Istat. Il numero di persone che hanno letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi è relativamente basso fra gli adolescenti (43 % se si escludono i testi scolastici). È più alto fra i ventenni (56%) e diminuisce nelle età successive (48% fra i 30 e i 44 anni, 43% fra 45 e 64 anni, 32% dai 65 in su). Secondo Marcello Ciccaglioni, proprietario della catena di librerie Arion e presidente dei librai romani, in Italia occorre una legge che regolamenti il mercato dell'editoria, sul modello di quella francese. «A ottobre faremo una grande manifestazione - dice Ciccaglioni - coinvolgeremo gli autori e i cittadini per richiamare l'attenzione sulla necessità di una legge. Oltralpe le piccole librerie stanno rinascendo perchè sono protette da una normativa che regolamenta lo sconto massimo del 5%, evitando i maxi sconti del 30% usati come specchietti per le allodole».

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