Non pagano il pizzo Sordomuti picchiati
Sordomuti picchiati, costretti a pagare il pizzo ai loro sfruttatori, per giunta con lo stesso deficit fisico. Due gli arrestati, tre le vittime. I primi sono un ucraino di 42 anni e un armeno di 37, I secondi: ancora un ucraino di 38 anni, un russo e un armeno rispettivamente di 49 e 30. Nella Capitale si allunga l'ombra di un altro racket dei disperati, non dell'elemosina o dei parcheggi abusivi, ma della vendita in bar e ristoranti di quei pupazzetti e piccoli oggetti che silenziosi venditori poggiano sui tavoli dei clienti. I gadget sono accompagnati da un biglietto in cui una fantomatica associazione chiede la beneficenza del lettore. Al giro di ritorno il sordomuto ritira l'offerta libera in denaro oppure si riprende la merce. I tre abitano in un appartamento a Monteverde. Nella notte tra domenica e lunedì i loro aguzzini - residenti in un'alrta casa a Tor de' Schiavi, anche loro in giro per ristoranti - li picchiano. Vogliono i soldi, una sorta di pizzo che i tre sordomuti devono sborsare. Li rapinano di mille euro e di un computer portatile. Ucraino e armeno usano poi un'altra prepotenza. Prendono i loro passaporti e poi a gesti si fanno capire: li riavranno quando pagheranno 3 mila euro a documento. I tre si vedono persi. Si rivolgono ai carabinieri della Compagnia San Pietro e denunciano tutto. I militari, diretti dal tenente Gerardina Corona, irrompono nell'appartamento dei due, in via Agosta. Trovano loro e la merce. Sono accusati di sequestro di persona a scopo di rapina ed estorsione. Le indagini non sono finite. I militari credono di aver scoperto solo la punta dell'iceberg. Da dove viene la merce? Chi c'è dietro gli sfruttatori? A quanto ammonta il giro d'affari? L'ultima volta che si è parlato dello sfruttamento dei sordomuti è saltata fuori la mafia russa, che spezzava gambe e braccia se gli sfruttati non incassavano abbastanza denaro, e impediva alla donne di partorire.