A Maccarese spiaggia libera e sporca
Mi piacerebbe che qualcuno dei nostri amministratori andasse una volta, e senza avvisare, a prendere un po' di sole sulle spiagge libere del litorale. A Maccarese, per esempio. Troverà spazzatura d'ogni tipo sull'arenile, cestini colmi da immondizie e svuotati di rado, buste di plastica che galleggiano sulla linea della battigia. È vero che molti rifiuti vengono spiaggiati dalle mareggiate, che i soliti maleducati sporcano allegramente pensando che tanto qualcuno pulirà ma, in attesa che l'Uomo dimostri di essere meno autolesionista sarebbe il caso di educare i bagnanti "sporcaccioni" a suon di multe, far pulire per davvero le spiagge un tempo libere, oggi prigioniere dei rifiuti dentro e fuori dall'acqua. E non obbligare i bagnanti che vogliono godersi una giornata di mare a dover ripiegare sullo stabilimento balneare a pagamento, l'unico luogo ancora frequentabile, oppure a dovervi rinunciare. Come ho fatto io. Lettera firmata. Il filo diretto con la cronaca di Roma. Potete inviare lettere, commenti e segnalazioni a questo indirizzo e-mail (clicca qui), al numero di fax 06/675.88.324 o via posta a Il Tempo - Lettere, piazza Colonna 366 - 00187 Roma. Pneumatici abbandonati, buste e bottiglie di plastica a perdita d'occhio e un tappeto di pezzi di legno trascinati a riva dalla marea. «Suggestiva» quanto raccapricciante l'immagine delle spiagge libere del litorale di Fiumicino. E per non farsi mancare nulla, poi chiazze oleose sulla superficie dell'acqua e mare, come dicono i bagnanti, che «puzza». Finché si rimane tra i confini degli stabilimenti è tutto sabbia pulita e cestini svuotati, ma appena si passa dal privato al pubblico tutto cambia. Principali scenari di guerra rimangono gli arenili liberi tra Maccarese, Fregene e Focene. In quest'ultima località poi, il «ferro arrugginito» sembra aver sostituito scogli e alghe. Per arrivare alla battigia bisogna fare un pittoresco slalom tra ruote di auto, sedie di cui sono rimasti solo gli scheletri in metallo, decine di ombrelloni e sdraio abbandonati dopo la chiusura del «Gabbiano Bianco», l'ultimo stabilimento, ora semidistrutto, prima dell'inizio delle spiagge libere. «È sempre stato così questo tratto di lido – conferma il signor Gianni, uno dei pochi coraggiosi turisti presenti – Noi veniamo qui da anni ma in queste condizioni non l'avevamo mai visto. Con i bambini poi c'è da stare attenti a dove fargli mettere i piedini». Stesso avvilente scenario dopo lo stabilimento «La Rambla» di Maccarese. Qui è difficile trovare un pezzo di spiaggia non invaso dai rami e tronchi d'albero. «Arriviamo da Monterotondo – dice Mario che ha portato qui tutta la famiglia – e scegliamo queste spiagge perché qui c'è poca gente. Ma il lido è sporco e l'acqua è piena di olio ed emana un odore sgradevole. Non so se torneremo». Mario mostra una busta di plastica dove hanno riposto tutti i loro rifiuti. Se la bonifica degli arenili del demanio è responsabilità delle istituzioni, mantenere pulito questo patrimonio dovrebbe essere dovere di tutti. Ma pochi imitano la famigliola romana, dimenticandosi che quelle chiazze inquinanti di cui poi si lamentano potrebbero essere causate proprio dalle migliaia di rifiuti gettati in mare. Secondo un recente studio dell'università del Giappone infatti non solo le buste di plastica finite in acqua, ad esempio, provocano il soffocamento e quindi la morìa di pesci, ma rilasciano sostanze tossiche che inquinano i mari. Un'emergenza ambientale globale che di certo sul litorale romano per ora non si sta combattendo nel migliore dei modi. (Foto Gmt)