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Villa Bonelli Per la stazione serve la scorta

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.E non è colpa dell'età. Ha paura anche chi è giovane come Angela, che di anni ne ha solo 35, «e questo percorso lo faccio solo di giorno e per necessità» racconta. Non è una protesta isolata quella che ci ha inoltrato con l'email il nostro lettore, Marco Rollero. Ieri mattina siamo andati alla stazione di Villa Bonelli, insieme al fotografo, ed abbiamo capito come mai «servirebbe la scorta anche agli uomini» come ha sintetizzato Mario Mazzei, ispettore sanitario, appena sceso dal treno. Partenza dal capolinea del 774, nello slargo di fronte al palazzo ad angolo in via Montalcini, l'ultima prigione di Moro. Si scende sotto il piazzale, ed il benvenuto lo danno il cartello che indica il tratto pedonale, completamente illeggibile per i graffiti e i cespugli «dimenticati da Dio». La nostra discesa verso la stazione di Villa Bonelli (che è ad alcune centinaia di metri più sotto, in via della Magliana Nuova) è appena inziata. E il colpo d'occhio sarebbe incantevole: siamo tra il verde, a destra c'è la valle dei cani, ma la recinzione è divelta in più punti, e questo mette a rischio chi ha paura delle incursioni dei cani, che potrebbero facilmente uscire dal recinto, come racconta Angela, che risale verso Villa Bonelli, impaurita e da sola. Camminiamo e non c'è un solo cestino ai lati della stradina che non sia stato portato via, restano solo i piloni piantati nel cemento. Tutto intorno carte abbandonate. Ma il peggio arriva alla piazzetta di fronte al casale, rifugio di sbandati, spesso sgomberato e rioccupato, che oggi appare recintato e con le sbarre alle finestre. Fino a qualche settimana fa, davanti al caseggiato ristrutturato ma mai abitato, c'erano materassi e cuscini. Oggi è un tappeto di vetri rotti e passarci con le infradito è un rischio. Siamo all'aperto ma la puzza di escrementi umani è insopportabile. Guardiamo tra i cespugli: sono pieni di siringhe usate e di bottiglie di birra vuote. «Meta di drogati, il pomeriggio - raccontano - di sbandati che bevono a gogò, la sera». Chi ruba e vende il ferro ha portato via anche la fontanella (resta solo la piattaforma) e persino le grate per lo scolo dell'acqua piovana. Resiste il ponticello, forse solo perché serve anche ai vandali. Eccoci alla stazione: corridoi come bagni pubblici, turiamoci il naso. Meglio le scale all'aperto «anche quando piove». E muri imbrattati dai writers che hanno coperto i disegni autorizzati: erano bellissimi, ma ormai chi se ne ricorda più? (Fotoservizio Gmt)

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