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Il padre di Dino: quel tizio deve pagare

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Nonè possibile che certa gente, peraltro segnalata, sia libera di andare in giro e non venga imprigionata di fronte all'evidenza». Questo il commento del padre di Dino, uno dei due ragazzi aggrediti due notti fa all'uscita del Gay Village e ora ricoverato al Sant'Eugenio. Il genitore è arrivato ieri dalle Marche. «Quando mio figlio mi ha telefonato per raccontarmi quello che gli era accaduto - racconta - sono stato dieci minuti seduto, sotto shock e ancora adesso faccio difficoltà a crederci. Mia moglie non sa ancora niente - prosegue - abbiamo preferito non dirglielo subito perché è molto emotiva e avrebbe potuto avere reazioni eccessive. Proprio stasera mio cognato le telefonerà per metterla al corrente». Il padre del ragazzo, visibilmente scosso, ha aggiunto: «Ora l'unica cosa che mi interessa veramente è che domani mattina (oggi, ndr) mi dicano che mio figlio è fuori pericolo e che vada tutto bene». Il testimone, amico delle due vittime, teme invece per la sua vita. «Adesso che quell'aggressore è ancora fuori, ho paura per la mia vita. Lui conosce il mio volto, mi ha visto da vicino subito dopo aver accoltellato la vittima. Il fatto che questa persona sia ancora libera mi fa temere - aggiunge il testimone - non credo che abbia dimenticato il mio volto». Poi se la prende col giudice: «È assurdo che questo individuo sia ancora libero. Dico una cosa brutta, lo so, ma auguro al pm che lui o uno dei suoi cari subiscano quello che hanno subito i miei amici, assistendo infine che il responsabile è a piede libero. Lo provi quel dolore». Il mondo politico ha sollecitato norme severe contro l'omofobia. Dal meeting di Rimini, il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna ha parlato di «un'aggressione vergognosa che provoca grande sdegno e profonda indignazione. Mi auguro che l'aggressore possa scontare la pena in carcere. Provo grande sdegno e profonda indignazione - prosegue - perché tutte le forme di aggressione e di violenza sono da condannare duramente quando poi sono motivate da ragioni di discriminazione per l'orientamento sessuale come nel caso specifico o per motivi razziali, sono atti raccapriccianti, barbari, che vanno condannati». Il leader del Pd Dario Franceschini ha spiegato che «l'impegno per l'approvazione di una legge in questo senso sarà prioritario da parte del Pd». È intervenuto anche il rappresentante storico di Arci-gay e presidente di GayNet, Franco Grillini. Chiede «una corsia preferenziale per la legge contro l'omofobia in Parlamento». Il presidente dell'Arcigay, Aurelio Mancuso, annuncia una marcia di protesta. «Proporremo nei prossimi giorni a tutte le associazioni del movimento italiano la convocazione unitaria - spiega - oltre a sit-in e presidi di protesta per il grave fatto accaduto, una grande marcia a Roma per i diritti e la dignità. L'11 ottobre a Washington si terrà la tradizionale giornata del Coming Out. Anche noi, come i gay americani - prosegue Mancuuso - pretendiamo che il Parlamento faccia giustizia sull'uguaglianza dei diritti e per il matrimonio civile per le persone lgbt».

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