Gay aggrediti, lite Procura-Comune
«È uno scandalo, andava arrestato». «No, la legge non lo prevede». L’aggressione dell’altra notte ai due omosessuali usciti dal Gay Village fa battibeccare sindaco Alemanno e procuratore capo Ferrara. A indignare il primo cittadino è stata la decisione della magistratura di limitarsi alla denuncia a piede libero per tentato omicidio del presunto aggressore, pregiudicato per droga e reati contro il patrimonio. «Doveva essere arrestato - ha detto Alemanno - È inaccettabile che un accoltellatore sia libero soltanto per un mero cavillo procedurale». Ieri gli ha risposto il capo della Procura capitolina, Giovanni Ferrara: «È quantomeno improprio parlare di cavillo procedurale. La Procura si è mossa secondo le regole dettate dal Codice. Quello che è stato definito cavillo procedurale in realtà è la mancata flagranza di reato. La vicenda è molto grave e prenderemo tutti gli opportuni provvedimenti del caso». Dopo averlo inviduato, gli investigatori della Squadra mobile sorvegliano le mosse del denunciato. Nelle prossime ore la Procura potrebbe emettere un decreto di fermo nei confronti dell'aggressore, provvedimento che sarà valutato dal Gip. Ma non è finita. A distanza, Alemanno ha insisito. «Ho il massimo rispetto per la Procura di Roma e il suo capo, ma devo ribadire con forza il mio totale dissenso dalle decisioni del magistrato che si è limitato a denunciare a piede libero l'accoltellatore dei due ragazzi. Un criminale che si spinge a compiere il reato di tentato omicidio per motivi abietti come quelli dell'intolleranza sessuale - ribadisce il sindaco - è un soggetto che può e che deve essere considerato socialmente pericoloso e a rischio di reiterazione di questo reato». Il tizio denunciato non è uno stinco di santo. Dalle sue parti, al Laurentino 38, A.S., 40 anni, pare sia conosciuto col soprannome di «Svastichella», noto alle forze dell'ordine anche per essere un tipo violento con in tasca un certificato di seminfermità mentale. Svastichella avrebbe colpito i due perché "colpevoli" di essersi abbracciati davanti a un chiosco di panini alla presenza sua e di due presunti quattordicenni che erano con lui e la sua comitiva. Le vittime stanno meglio. Dino, 28 anni, marchigiano da tempo a Roma, è finito al reparto Chirurgia d'urgenza all'ospedale Sant'Eugenio con un polmone e il fegato bucati dalle coltellate. L'amico Giuseppe, 33 anni, napoletano, da tempo in Spagna dove lavora come informatico per una ditta di software, ha sei punti in testa, ferito da una bottigliata. Ieri Dino ha nominato il suo difensore, l'avvocato Daniele Stoppello. «Vogliamo rappresentare l'estrema gravità di quanto avvenuto - sostiene il legale - fatti nei quali è ravvisabile un tentato omicidio, tenuto conto che i colpi sono stati inferti volontariamente con un coltello in punti vitali del corpo». Una curiosità. La vicenda dei due omosessuali aggrediti a Roma è affidata al pm Pietro Pollidori, il magistrato che si occupò di un'altra vicenda che ebbe come protagonisti, ma come accusati, due gay, quella delle effusioni scambiate vicino al Colosseo da una coppia di giovani. Pollidori, per le ipotesi di reato di atti osceni in luogo pubblico, li citò a giudizio perché secondo l'accusa, i due furono sorpresi durante un vero e proprio rapporto orale, e non a scambiarsi un bacio.