Crisi, rischiano anche i bar
La mappa Da settembre 4 mila negozi a corto di liquidità
Chiuso il piccolo alimentari di via Tuscolana, la sartoria a conduzione familiare in viale Marconi che non ce l'ha fatta a reggere la concorrenza di quell' «orlo e riparazioni in pochi minuti», aperto solo due mesi fa a pochi metri dal vecchio laboratorio. Chiuso a luglio, ma non per ferie, anche quel negozio di abbigliamento per bambini in via Boccea schiacciato dai bilanci in rosso degli ultimi tre anni: la proprietaria, una quarantenne che lo ha ereditato dal papà, non ha resistito al calo degli affari che solo nell'ultimo anno ha toccato quota -40%. La crisi sta investendo come un fiume in piena il commercio capitolino. Migliaia di negozi, circa 6 mila stima la Confesercenti provinciale, potrebbero abbassare le saracinesche per sempre entro la fine di quest'anno. Quattro mila attività artigianali, prevede invece la Cna di Roma, si troveranno da settembre in piena crisi di liquidità. Significano, se non dovesse verificarsi l'attesa ripresa economica, altre possibili chiusure entro i prossimi anni. Potrebbero così sparire rapidamente alimentari, bar, negozi di abbigliamento, botteghe artigianali e attività storiche come oreficerie, negozi di ceramica, moda, restauro, autoriparazione. Ma ci saranno anche meno botteghe di frutta e verdura, meno macellerie, meno negozi di scarpe, ferramenta e perfino giocattoli. Schiacciati dalla concorrenza della grande distribuzione, dai prezzi troppo alti degli affitti e, nell'ultimo anno e mezzo, da una crisi senza precedenti responsabile di bilanci delle attività sempre più in rosso. Le chiusure, prevedono le associazioni di categoria, interesseranno il centro per poi estendersi a macchia d'olio nelle zone a più alta concentrazione di attività commerciali: viale Marconi, via Tuscolana, via Appia, viale Europa, via Boccea. Tra i Municipi più a rischio il IV, già nel 2008 interessato dalla morte di 250 negozi tra Montesacro e Talenti tra cui, solo per citarne uno dei più storici, la Cartolibreria Volpi crocevia per più di trent'anni di tutti gli studenti della zona con i suoi libri di testo di elementari e medie. Il quartiere ha cambiato volto così come rischia di fare la stessa fine il centro storico. Saranno le botteghe artigianali in questo caso a farne le spese più alte. La Cna di Roma ha calcolato che negli ultimi sette anni hanno chiuso i battenti oltre 500 attività ubicate nel I Municipio tra oreficerie, laboratori di ceramica, restauro e moda. Dopo la pausa estiva un altro tsunami, rappresentato dalla chiusura dei rubinetti del credito delle banche e quindi dalla difficoltà di ottenere i finanziamenti, rischia di abbattersi su migliaia di attività artigianali che, spiegano dall'associazione dell'artigianato e piccola e media impresa romana, potrebbero non avere altra alternativa che arrendersi. In centro si potrebbero dunque spegnere intere strade dove oggi si concentrano i prodotti artigianali di maggiore qualità. Il piccolo negozio di abbigliamento è l'altra tipologia a rischio estinzione un po' su tutto il territorio capitolino, il centro come le zone più periferiche. Delle sei mila chiusure paventate entro l'anno dalla Confesercenti si calcola che almeno il 20% riguarderanno proprio questo settore.