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Il Quartaccio tra abusivi e degrado

I sotterranei delle palazzine nel quartiere Quartaccio

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Insulti e frasi d'amore. Odio razziale e inni a qualche incubo del passato. La vernice che colora i muri di questo spicchio di periferia di Roma rimandano concetti contraddittori. Quartaccio, un nome che non prelude a nulla di buono. Venuto su negli anni '80 a due passi da Primavalle e Torrevecchia, come tanti quartieri di edilizia popolare sorti in quel periodo, non ha rispettato le aspettative di urbanisti e amministratori. Da subito il degrado e il disagio sociale si sono impadroniti di un luogo il cui perimetro è disegnato dai nomi di illustri letterati. A gennaio uno stupro accese i riflettori sul quartiere dimenticato. Cacciati gli zingari e sistemate quattro telecamere al capolinea del 916 poi nulla più. A giugno altro fattaccio in via Andersen: la figlia ventenne uccide il padre. Nuovi spot sul Quartaccio per raccontarne il lato oscuro. Quel lato oscuro che gira intono a via Flaubert e arriva fino a via Thomas Mann. Una fila di palazzine basse occupate illegalmente. Gli abusivi si sono impadroniti anche dei locali commerciali tarsformandoli in dormitori. «Li affittano a romeni e stranieri», biascica un abitante dell'altro lato del falensterio, quello che affaccia su via Andersen. Più pulito e ordinato. In via Flaubert invece, l'intruso è un nemico e gli urlano contro parolacce e minacce e non basta una piscina gonfiabile a dare un senso di tranquillità a quattro case. La discesa all'inferno comincia con venti gradini istoriati di urina e feci. I locali garage sono la caverna dell'orrore. Cumuli di sporcizia ovunque. Ammassati in un angolo decine di copertoni, qualche carcassa di motorino e persino una barchetta in vetroresina. Il tanfo è insopportabile tanto che anche i topi si tengono lontani. Quattro pesanti porte blindate proteggono chissà quali tesori. «Ma lì dentro ci abitano - spiega uno che la sa lunga sul quartiere - Sto qui da vent'anni. So' stato uno dei primi assegnatari. Questi so' tutti abusivi». E insiste: «Devi venì all'ora di pranzo così vedi i macchinoni che c'hanno». Lontano dalla puzza e da quella discarica sotterranea, lungo la strada altre carcasse di scooter e di furgoncini ormai arruginiti. Più avanti lampioni rotti ed erbacce ovunque. Una grande costruzione di cemento, acciaio e vetro abbaglia. La croce la identifica come la chiesa. Cattedrale nel deserto dedicata a S.Maria della presentazione che in questi giorni apre solo al pomeriggio e la domenica mattina: il tempo di una messa. Il prete è in ferie e al numero di cellulare per le emergenze risponde solo la segreteria del gestore. Poca gente in giro. Del resto è aperto il forno su tre soli esercizi commerciali. Le serrande sono tutte abbassate quando non sono divelte e trasformate in dormitoprio. «La verità è che agli uffici del Comune non hanno le piantine catastali dei locali commerciali», spiega Marco, da vent'anni abitante del Quartaccio, «In regola», tiene a precisare. Mario è arrivato qui dopo una lunga stagione di lotta e di occupazioni: «Poi mi hanno dato casa e me la tengo stretta ma qui se le vendono a 30mila euro». Senza contratto e senza alcuna garanzia. «Poi ci sono quelli che le affittano ai romeni - sottolinea - Siamo abbandonati da tutti». E così ricorda che a gennaio dopo la storia dello stupro si sono visti per quattro giorni vigili urbani e spazzini «Perché doveva venire Alemanno ma hanno pulito solo in questo pezzo di strada. Dopo non si è visto più nessuno». E nella notte un lampione vuol dire sicurezza. Intorno al capolinea dove hanno messo le telecamere e la colonnina «Sos», a sera famigliole e anziani prendono il fresco. Più avanti buio. Oscurità lacerata dai lampeggianti di una volante della Polizia che lentamente gira per il Quartaccio. Più in là un gruppo di giovani: birra, canne e bomboletta spray gli unici svaghi.

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