Accordo trovato in prefettura "Adesso la parola al governo"
Ma è riuscita nell'obiettivo principale: convincere i sei vigilantes ad abbandonare il presidio. Ai lavori hanno partecipato i rappresentanti sindacali, l'assessore al Lavoro della Regione Alessandra Tibaldi, il vicesindaco Mauro Cutrufo, il rappresentante dell'assessorato provinciale al Lavoro Ferruccio Nobili e per la prefettura di Roma il vicecapo di gabinetto Clara Vaccaro. La parola adesso passa a Palazzo Chigi. I partecipanti al tavolo (Comune, Provincia, Regione e Prefettura) sono soddisfatti e parlano di un passo in avanti molto positivo. È stato contattato il sottosegretario Gianni Letta che si sta tenendo in contatto col sindaco Alemanno. Entro dieci giorni dovrebbe essere convocato un altro tavolo con i sindacati. Le richieste indirizzate al governo, su cui si conta di «ricevere una sollecita risposta», sono due: assicurare alle guardie giurate le attuali condizioni contrattuali e verificare la trasparenza del passaggio alla nuova società che ha riassunto già 650 dipendenti su 943. Nel documento sottoscritto in prefettura viene evidenziato come «all'interno della complessa vicenda giuridica che negli anni ha regolamentato l'attività dell'ex Istituto di vigilanza dell'Urbe dell'Associazione nazionale combattenti e reduci (Ancr), esistono degli aspetti normativi che non sono stati perfettamente allineati a seguito del riconoscimento del diverso soggetto giuridico». Un linguaggio tecnico per chiedere un chiarimento sul fallimento e il commissariamento dell'Istituto legato all'Ancr, ente morale che dipende dal governo e su cui la Procura ha avviato da tempo un'indagine. Secondo, infatti, i 300 vigilantes «rivoltosi» e le tre sigle sindacali che li appoggiano (Sdl, Cisal e Rdb) la riassunzione in una società privata sarebbe illegittima. I sindacati però sono spaccati, e come ha detto l'assessore capitolino al Lavoro, Davide Bordoni, «il clima è incandescente». Cgil, Cisl e Uil, infatti non condividono i motivi della protesta. Secondo il segretario regionale Cgil, Claudio Di Berardino, «le 300 guardie giurate che hanno portato avanti il presidio davanti al Colosseo farebbero bene ad accettare il passaggio alla nuova società come hanno già fatto più di 600 loro colleghi». Di Berardino ha ricordato che l'accordo «era stato sottoscritto anche dai sindacati che ora difendono chi protesta». In realtà proprio le tre sigle sindacali «dissidenti» hanno fatto inserire in quell'accordo una «clausola di salvaguardia di non adesione» per chi non intende accettare le nuove condizioni contrattuali. Secondo i vigilantes che manifestano la busta paga «avrebbe una decurtazione di circa 200 euro perdendo molte garanzie sul futuro». Dovrebbero rinunciare ad alcuni giorni di ferie, permessi annuali e ad uno scatto di anzianità. Ambrogio D'Iori, che dal 1991 si è occupato di paghe e contributi all'Istituto di vigilanza, ha spiegato che «con il vecchio regime una guardia giurata portava a casa, netti, circa 1.110 euro. Il nuovo contratto taglia in partenza 15 euro e abolisce l'indennità di contingenza che può arrivare, per i più anziani, anche a 90 euro mensili. Inoltre da 45 giorni di riposo pagati, tra ferie, recuperi, e permessi scendiamo a 35 e dobbiamo lavorare gratuitamente 7 ore di straordinario al mese che prima venivano pagate 15 euro l'una». Rispetto alla tipologia di contratto prevista dal nuovo ente privato, D'Iori spiega che «è sì a tempo indeterminato, ma le condizioni sono garantite fisse per un massimo di due anni e poi chissà».