Colosseo occupato, vertice in Prefettura
Ancora un altro giorno asserragliati sul Colosseo. Il quarto. Per difendere il loro posto di lavoro. Le sette guardie giurate continuano imperterrite nonostante le difficoltà. «Stiamo male, ma non molliamo», dice Giorgio Gori, uno dei sette gladiatori, come si sono ribattezzati. Ieri hanno atteso tutto il pomeriggio l'esito della trattativa tra i loro colleghi dell'Istituto di vigilanza dell'Urbe e il Comune. Una delegazione di vigilantes si è incontrata due volte, alle 11 e alle 18, con il vicesindaco Mauro Cutrufo e l'assessore alle Attività produttive Davide Bordoni che si sono fatti «portavoce» delle loro richieste con il Governo. Cutrufo li ha esortati a «scendere immediatamente» e a continuare la protesta ai piedi del Colosseo. La novità è la convocazione per questa mattina alle 11 di un tavolo in Prefettura a cui parteciperanno rappresentanti dei lavoratori, Comune, Provincia, Regione, il viceprefetto vicario e un esponente del Governo. Ieri vicesindaco e assessore si sono sentiti più volte col sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e col prefetto Giuseppe Pecoraro. Cutrufo ha spiegato che l'interlocutore giusto è proprio la Prefettura: «È una situazione molto complicata - ha detto - la loro esasperazione nasce dal fatto che hanno avuto più di un incontro con la proprietà e gli unici che possono trovare il bandolo della matassa sono gli uomini della Prefettura. Noi siamo al loro fianco». Le trecento guardie giurate che protestano assieme ai sette barricati nel Colosseo, infatti, non hanno accettato il passaggio alla nuova società che ha già riassunto 650 dipendenti su 943 del vecchio Istituto di vigilanza dell'Urbe commissariato il 26 settembre del 2007 dopo la sentenza del Tribunale fallimentare. I manifestanti lo considerano un atto illegittimo dal momento che l'Associazione nazionale combattenti e reduci, da cui dipende l'Istituto, è un ente morale. Vogliono essere riassunti nel settore pubblico per non perdere, con la privatizzazione, i diritti acquisiti negli anni. «Chiediamo solo un posto di lavoro sicuro - spiega Giorgio - Fino a quando non saremo certi delle nostre condizioni contrattuali, resteremo quassù». I colleghi che «presidiano» il Colosseo dal basso hanno chiesto ai «gladiatori» in precarie condizioni di salute di desistere. Ieri pomeriggio i sette hanno ricevuto anche la visita di uno psicologo del I Municipio, Salvatore Intelisano: «Sono lucidi, perfettamente in sé, ma molto provati», ha raccontato. Sulla loro resistenza non ha fatto previsioni: «È difficile prevedere le loro reazioni, il caldo rovente di giorno e il freddo di notte sono molto difficili da sopportare». Giorgio si è sentito male e ha dovuto fare una flebo. La moglie Antonella è preoccupata ma sa che il marito non si tirerà indietro: «È molto tenace, non mollerà». Il presidente del libero comitato Rdb, Marco Lucarelli, ha ricordato che «si tratta di una protesta spontanea. Non possiamo forzarli a desistere - ha spiegato - possiamo solo consigliare loro di scendere. Sta diventando uno show, ma dietro c'è la disperazione di sette padri di famiglia. Adesso spetta al Governo trovare una soluzione». Se Cisal, Sdl e Rdb sostengono la protesta, Cgil, Cisl, Uil, Filcams e Uiltics approvano il passaggio alla nuova società: «I livelli occupazionali non vengono messi in discussione. Le condizioni sono quasi analoghe alle precedenti». Un'analogia che non convince per nulla i sette del Colosseo. Ieri notte, incitati dai cori di un centinaio di colleghi e familiari: «Non scendete, non scendete», hanno deciso di resistere. Uno di loro però, stamani, in segno di distensione, lascerà la postazione.