La strangola per gelosia
«L'ho strangolata, queste sono le chiavi di casa, andate, l'ho messa sotto il letto». Poche parole difilato pronunciate davanti ai carabinieri del Torrino da un portiere d'albergo di 57 anni, N.C., che lavora in un hotel alla stazione Termini, e anche l'ultimo delitto tra le pareti domestiche - una lunga serie, purtroppo, quest'estate in Italia - è un caso chiuso. L'ennesima donna ammazzata da un uomo che diceva di amarla è una nigeriana di 24 anni, V.G., parrucchiera a domicilio, uccisa a Roma l'altra notte dal compagno di oltre 30 anni più vecchio, che forse avrebbe voluto lasciare «per un connazionale giovane come lei» l'accusava l'uomo, arrestato e indiziato di omicidio volontario. Anche stavolta il delitto si è consumato in casa: in 40 metri quadrati, o poco più, alla periferia sudovest della città, un bilocale tirato su accanto ad una delle tante ex case abusive costruite negli anni '50 e '60 su via delle Vigne, la stradina, un tempo di campagna, che collega via Portuense alla Magliana. Al civico 14, quasi all'altezza del viadotto della Roma-Fiumicino, c'è il cancello di ferro che immette in un piccolo cortile. Si sale una lunga fila di gradini, accanto ad un'altra costruzione, ed ecco la scena del crimine: ingressetto con angolo cottura, camera da letto e bagno, che N.C., barese, separato da 15 anni e con due figli sui 30 anni, aveva preso in affitto circa sei anni fa. Qui viveva, e qui incontrava la ragazza, tre o quattro volte a settimana. «La vedevamo uscire, era sempre sorridente» dicono di lei i vicini. Ma le malelingue raccontano anche di un via vai di ragazze di colore. «Ma sono tutte maldicenze» smentisce una coppia di anziani: «Era un brav'uomo, sempre gentile, ora si è rovinato la vita». L'altra notte, verso mezzanotte, l'ora del delitto. Nessuno dice di aver sentito nulla. Eppure di grida devono essercene state, se è vero che l'omicidio sarebbe avvenuto al culmine di una lite, una delle tante, forse per gelosia. «Mi tradisci con un connazionale che ha gli stessi anni tuoi» l'accusava il "vecchio" amante che temeva la fine della relazione, che durava da 5-6 mesi (N.C. l'avrebbe conosciuta nell'hotel dove lavora). C'è stata una colluttazione. La giovane, minuta, ha cercato di difendersi, ha ferito l'uomo con le unghie, ma è stata sopraffatta dall'uomo che le ha stretto le mani intorno al collo e non ha mollato la presa fino all'ultimo respiro. E, inorridito dalla vista del viso scuro sbiancato dalla morte, ha nascosto il corpo esanime sotto il letto, per non vederla più. Al mattino, verso le 9.30, è uscito di corsa in strada, senza rispondere al saluto di un vicino, un meccanico, che ha detto di aver notato il volto «pesto» di chi non ha chiuso occhio. L'omicida si è diretto in auto a via dell'Oceano Pacifico, dai carabinieri del Torrino. I militari agli ordine del tenente colonnello Francesco Cavallo e del tenente Dario Conte hanno trovato il corpo, vestito, «sotto il letto», come aveva detto l'uomo. Al pm Santoni N.C. avrebbe confessato tutto. I carabinieri del Reparto scientifico hanno perquisito la casa prelevando una bottiglia vuota di birra, un asciugamano, vestiti e una gran quantità di medicine.