Camionista accusato di stupro chiede la castrazione chimica
ClementePistilli LATINA Cinque mesi dietro le sbarre, lontano da sua moglie e dalle sue bambine, sono diventati uno strazio insopportabile per Valentino Marchitti. Il camionista accusato dello stupro di quattro prostitute, pur di poter riabbracciare la sua famiglia, ieri davanti al Tribunale del Riesame è arrivato così a chiedere la castrazione. Il 47enne di Lenola, piccolo centro in provincia di Latina, ha continuato a dichiararsi innocente, ma si è detto disponibile al sacrificio purché possa tornare libero. I guai per Marchitti sono iniziati il 6 marzo scorso, quando alla sua porta hanno bussato gli investigatori della questura di Roma. Quattro prostitute, tutte romene, avevano denunciato di essere state avvicinate da quello che pensavano essere un normale cliente, tra l'Eur e la Laurentina, ma una volta salite sul camion dell'uomo di essere state costrette, sotto la minaccia di un coltello, a fare sesso, per poi essere rapinate e abbandonate nelle campagne. Nell'appartamento di Marchitti la Polizia trovò il cellulare di una delle romene e un foglio del cronotachigrafo del camion, con annotato un numero di cellulare di una delle presunte vittime. Considerato uno stupratore seriale, il camionista, un incensurato, è finito in carcere e a nulla sinora sono valsi i tentativi dei suoi difensori, gli avvocati Giulio Mastrobattista e Tiziana Di Perna, che hanno evidenziato incongruenze nelle denunce presentate dalle straniere e contestato le esigenze cautelari. La nuova legge sui reati sessuali ha equiparato gli stupri ai reati di mafia, portando solo il carcere come misura cautelare. Ieri i difensori sono tornati a chiedere la revoca della misura della custodia cautelare in carcere o la sostituzione con una misura meno afflittiva, battendo anche sull'incompatibilità di Marchitti col regime carcerario, ed hanno proposto la castrazione chimica del 47enne. «Per superare quello che al momento è un vuoto legislativo, il mio cliente - ci ha dichiarato l'avvocato Mastrobattista - nonostante continui a dichiararsi innocente, si è detto disposto a compiere questo sacrificio». Una bella gatta da pelare per i giudici del Tribunale della libertà di Roma, considerando che ad oggi spesso si è parlato di ricorrere alla castrazione chimica contro gli stupratori, ma tale provvedimento non figura neppure tra le pene accessorie. A giorni la riserva dovrebbe essere sciolta e, qualunque sia la decisione, il pronunciamento appare destinato a fare giurisprudenza. Marchitti, intanto, attende fiducioso in carcere, con la speranza che finalmente possa tornare a casa dalla sua famiglia, a Lenola, un paese di quattromila anime arroccato sui monti Ausoni.