Bianchini, altri due Dna sui pantaloni
Sono di due donne le tracce biologiche trovate su un pantalone di Luca Bianchini, l'uomo accusato di aver commesso tre stupri nella Capitale tra aprile e luglio. Il ragioniere ora quindi rischia di rispondere anche di altre due aggressioni. Il Dna delle due donne, allo stato non individuate, è stato rilevato nel corso delle analisi di laboratorio effettuate su un paio di pantaloni sequestrati nell'abitazione dell'indagato. Gli inquirenti ora intendono capire se tale indumento sia una sorta di feticcio conservato nell'armadio relativo ad aggressioni avvenute diverso tempo fa, oppure se siano stati usati di recente e quindi hanno a che fare con violenze compiute poco prima dell'arresto. Per fare luce su tale aspetto i pm Maria Cordova e Antonella Nespola intendono ora recuperare dagli archivi le denunce di stupri contro ignoti, fatte negli ultimi mesi e che sono circa trenta. Ciò per verificare se vi siano casi di aggressioni compiute con modalità analoghe a quelle contestate a Bianchini. Ove vi fossero riscontri positivi il passo successivo sarebbe quello di chiedere a chi ha subito tali violenze di sottoporsi al test del Dna per vedere se il loro codice genetico sia compatibile con quello rilevato sui pantaloni dell'indagato. Intanto, i legali di Bianchini, gli avvocati Bruno Andreozzi e Giorgio Olmi, sono in attesa di conoscere la decisione del gip sulla richiesta di visita medica, prodromica a un accertamento psichiatrico, per il ragioniere detenuto in carcere dal 10 luglio. Sull'istanza la procura ha già espresso parere negativo, ritenendo il ragioniere perfettamente lucido.