Le corse in strada contro i vu' cumpra' fermano veramente la contraffazione?
Quantevolte nelle strade dei nostri centri storici o sul lungomare abbiamo visto corse di disperati che tengono in mano decine di borse, ricambi per cellulari, cappelli o gli accessori più vari? Ebbene sono solo l'ultimo anello di una catena criminosa che ogni anno ha un giro d'affari di circa 7 miliardi di euro. Ma una piaga sociale così grande può essere risolta con una guerra tra poveri, con le corse contro i vu' cumprà e i sequestri di una decina di borse alla volta, o necessita di una politica forte che risolva il problema alla radice? Allora andiamo a vedere dov'è la radice del problema. Il vu' cumprà non è un imprenditore che guadagna in base a quanto vende, ma è un semplice operaio che viene sfruttato 12-13 ore sotto il sole da una criminalità che non si fa troppi scrupoli. Anche la merce stessa è la risultante di un lavoro forzato fatto spesso da minori nei paesi dell'estremo oriente, dove la mano d'opera non costa praticamente nulla e dove i bambini sono semplicemente braccia operaie senza alcun diritto. Per questo fa bene il ministero per lo Sviluppo e il Comune di Roma a fare una grande campagna informativa sulla contraffazione. Perché il grande fenomeno criminoso può risolversi solo dopo il coordinamento delle forze in campo e con una strategia ben pianificata. Innanzitutto bisognerebbe capire dove sono i magazzini della merce contraffatta e magari andare a sequestrarli proprio come si fa con le proprietà della mafia. Solo dopo aver fatto questa vasta operazione che metterebbe in ginocchio le organizzazioni criminali, potremmo intervenire con delle campagne di informazione che spieghino, proprio come fa il Comune di Roma, quali danni causa alla nostra economia questo fenomeno. Se spieghiamo alla gente ad esempio che ogni anno per colpa della merce falsa, vengono evasi circa 5 miliardi di euro o non vengono creati 130.000 posti di lavoro, possiamo far capire che non si è furbi acquistando questi prodotti. Inoltre, ci sono tutta una serie di pericoli che chi compra questa merce dovrebbe conoscere. Pensiamo a un giocattolo fatto con vernici tossiche e con pezzi che si staccano e possono essere ingeriti da un bambino. Perché ovviamente vengono elusi quei parametri di sicurezza che sono di legge in Italia. Pensiamo a un prodotto cosmetico che magari non è stato neanche testato. Per questo il passo successivo è quello di far venir meno la richiesta di questi prodotti. Se venissero percepiti come potenzialmente pericolosi tanto per la salute quanto per l'economia, probabilmente diminuirebbe anche la domanda degli stessi. Se invece non vi è informazione e vengono visti altresì come beni alternativi e più economici, allora sarà impossibile fermare la contraffazione. Pensiamo ai commercianti che si trovano anche davanti alle loro botteghe dei veri e propri mercati di illegalità. Per non parlare poi del settore musicale che in Italia vanta tanti artisti magnifici che non trovano spazi per colpa di una crisi cronica del settore. Bisogna ricercare inoltre, una strada che permetta anche l'inserimento degli immigrati clandestini nel mondo del lavoro, magari con la creazione di mercati etnici, di coloro che escono dai sistemi criminali e permettono di individuare i magazzini e i laboratori illegali. Proprio come succede con la prostituzione, dobbiamo prendere in considerazione l'idea di dare una seconda opportunità a chi denuncia il racket. Perché da soli non ce la faremo mai. Anche i vu' cumprà devono vedere nello Stato una valida alternativa, perché altrimenti non hanno alcun interesse a denunciare chi quotidianamente gli dà da mangiare. Sono queste alcune idee che abbiamo per contrastare chi di fatto attenta alla già precaria salute della nostra economia. È vero che con la Giunta Alemanno ci sono meno spazi occupati da venditori ambulanti e questo dà un'idea chiara di come le cose stiano cambiando nella nostra città. È pur vero che l'illegalità non la si sconfigge semplicemente con qualche sequestro saltuario che serve più ai turisti per fare foto che alle forze dell'ordine per arginare il problema. Ci vuole la mano ferma sconfiggendo la criminalità e non fermando dei poveracci che sono solo dipendenti di un padrone che forse ci fa ancora troppa paura. *Deputato Pdl e Presidente dei Cristiano Riformisti