Case ai militari, bufera su vendite e ristrutturazioni
Il comitato «Casadiritto» degli attuali residenti ha avuto i primi contatti con il ministero della Difesa e il Cocer, «sindacato» del personale militare, si è espresso negativamente sul nuovo ddl 151 del senatore Ramponi oggi in commissione Difesa. «Avevamo già dato parere negativo anche al Regolamento attuativo sul futuro del patrimonio alloggi, perché non conteneva un progetto di ristrutturazione utile alle esigenze del personale - dice il generale Domenico Rossi, comandante della Regione militare Centro, nonché presidente del Cocer – Stessa cosa sul ddl 151, troppo vago su molti punti, non stabilisce regole d'asta anche a protezione delle diverse possibilità economiche dei singoli. La commissione Difesa del Senato ha stabilito un gruppo di lavoro: credo sia utile la presenza del Cocer. Serve un'armonizzazione fra Regolamento e 151». Alla commissione senatoriale sono emerse forti divergenze, tanto che il presidente Cantoni (Pdl) ha accettato la proposta del senatore Scanu (Pd) per un gruppo di lavoro, progetto subito approvato. Spostata a settembre l'audizione del Cocer sul disegno di legge. Il problema riguarda molto i vecchi «sine titulo» (regolamentati dalle leggi 537/1993 e 724/1994). A Roma sono 757 a bassissimo reddito (fascia protetta), 572 in servizio e 1151 pensionati. Sono invece 131 (257 in Italia) i veri sine titulo, residenti in quelle case anche se lavorano per altre amministrazioni e non per la Difesa. Nel ddl 151 sparisce ogni possibilità di opzione d'acquisto per gli attuali utenti quando gli alloggi verranno messi all'asta. Al contrario, nel Regolamento attuativo l'opzione è contemplata. Anche questo documento, però, è bloccato: sta al Consiglio di Stato che non si pronuncerà finché non verrà corredato con il programma pluriennale di ristrutturazione predisposto dalle Forze Armate a dicembre 2008.