Nel Lazio il latte parla tedesco ma il consumatore non lo sa
«Il 64% delle importazioni di latte e derivati nel Lazio proviene dalla Germania (44%) e dal Belgio (20%), ma la provenienza non viene dichiarata al consumatore finale che pensa di acquistare prodotto made in Italy». Lo denuncia Massimo Gargano presidente della Coldiretti Lazio, che ha presentato la piattaforma in difesa del made in Italy e di altri prodotti agricoli, al presidente della Regione, Piero Marrazzo e all'assessore all'Agricoltura, Daniela Valentini. Per Coldiretti questo è il momento della verità alle frontiere, «perché - aggiunge Gargano - i consumatori devono sapere che esiste un'Italia diversa che produce nel rispetto delle regole della trasparenza e che dichiara l'origine dei prodotti agricoli in etichetta». Ad accompagnare la piattaforma di proposte circa 600 imprenditori agricoli del Lazio mobilitati in coincidenza con la manifestazione nazionale al valico del Brennero. «Nel Lazio - afferma Aldo Mattia, direttore di Coldiretti - a fronte di 3,9 milioni di quintali di latte prodotti nelle stalle degli allevamenti della regione, se ne importano 4,65 milioni di quintali che finiscono poi per confondere il consumatore». Per questi motivi la Coldiretti chiede l'etichettatura obbligatoria dell'origine per il latte a lunga conservazione e Uht; etichettatura obbligatoria dell'origine per il latte destinato alla trasformazione in formaggi e latticini e la diffusione dei dati sulle importazioni di latte "straniero". In questo modo Coldiretti denuncia la carenza di informazioni per il consumatore sulla reale natura e provenienza del prodotto acquistato e la mancanza di trasparenza lungo la filiera a danno soprattutto del reddito delle imprese agricole ed evidenzia inoltre, l'assenza di responsabilità da parte della grande distribuzione che non rende del tutto distinguibile sugli scaffali il prodotto italiano da quello di importazione e questo disorienta i consumatori. «La nostra risposta è bandire l'anonimato dei prodotti agricoli sullo scaffale con la filiera agricola tutta italiana firmata dagli agricoltori - ha riferito Gargano. L'obiettivo è realizzare un grande sistema agroalimentare che premi i produttori e offra ai consumatori prodotti di qualità con origine certa, a chilometri zero e a prezzi competitivi». Un tema forte quello del latte che registra sullo stesso problema approcci diversi. Per Confagricoltura, ad esempio, «l'adozione dell'etichettatura darà rassicurazioni sul piano della tracciaiblità e dei controlli sanitari ma deve essere accompagnato da interventi utili a creare liquidità alle imprese». In sintonia con gli allevatori il presidente del Lazio Piero Marrazzo, intervenuto alla manifestazione di Coldiretti per sostenere la mobilitazione in difesa della filiera agricola del latte perché «senza agricoltura un Paese non può avere un sano sviluppo economico così come una vera cultura della tutela dei consumatori e concreta tutela ambientale». Marrazzo ha dichiarato che «non possiamo lasciare che settore lattiero-caseario e quello agricolo in generale, subiscano ancora la concorrenza di Paesi stranieri in condizioni di svantaggio. Quella della certificazione della storia di un prodotto è, credo, la migliore garanzia per tutelare origine, qualità e bontà di tutto quello che viene prodotto dal lavoro dei nostri agricoltori. A questo scopo - ha concluso il presidente - la Regione, si accinge ad approvare la "Legge sulla tracciabilità" del prodotto presentata dall'assessore Daniela Valentini. Passiamo così dalle parole ai fatti».