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Cafè de Paris, dal "boom" degli anni '60 alle aule di tribunale

Il Cafè de Paris di via Veneto sequestrato dai carabinieri del Ros e dalla Guardia di Finanza

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I guai per il Cafè de Paris, lo storico locale di via Veneto, erano già cominciati nel 2006 e in particolare per il titolare, il calabrese Damiano Villari, sotto processo per violenza sessuale aggravata e ora finito nel mirino dei giudici antimafia. L'accusa di stupro - L'11 gennaio prossimo è attesa la sentenza da parte dei giudici della nona sezione penale del Tribunale di Roma. Secondo l'accusa per cui è sotto processo, Damiano Villari nel giugno del 2006 aggredì la cassiera del locale, una donna originaria della Calabria e madre di due figli, tentando di violentarla. Se lei «fosse stata con lui», avrebbe detto alla donna il proprietario del Cafè, le avrebbe concesso giorni di permesso supplementari. Dopo un lungo processo ora il dibattimento è alla fase finale e quello dell'11 gennaio potrebbe essere l'ultimo rinvio. Le bombe dell'1985 - Ma soprattutto il Cafè de Paris, il «caffè della dolce vita», fu teatro anche di un attentato. La notte del 16 settembre 1985, infatti, due bombe a mano lanciate tra i tavolini del bar pieni di turisti stranieri causarono il ferimento di 38 persone. Per l'attentato, rivendicato dall'Organizzazione rivoluzionaria dei musulmani socialisti, fu condannato nel 1988 il palestinese Ahmad Hassen Abu Alì Sereya. Alimenti e igiene - Eppure quella odierna non è stata l'unica vicenda giudiziaria che ha interessato il Cafè de Paris. Nel 1982 i due amministratori dell'epoca furono denunciati per frode in commercio: il bar includeva nel menù specialità di pesce, senza indicare che si trattava di pesce surgelato. Dieci anni dopo, nel 1992, sotto una gestione diversa dall'attuale, il Cafè de Paris fu chiuso per motivi igienici. Un'ispezione della Usl Rm1 verificò infatti carenze igienico sanitarie nella conservazione degli alimenti e sporcizia nei bagni e nelle cucine.  

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