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Bianchini, difesa a oltranza "Non vado in giro di notte"

Luca Bianchini, il presunto stupratore all'epoca dell'arresto

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Uno dei legali, Giorgio Olmi, ha definito «incompleto» uno degli elementi di prova chiave che avrebbero permesso di incastrare Bianchini: il test del dna effettuato durante le indagini. «Manca l'involucro del contenitore del dna - ha detto Olmi - ciò vuol dire che questo elemento di prova della questura è incompleto». Ma se per la difesa adesso «quel test non ha l'assoluta pienezza sbandierata in passato», fonti della questura di Roma hanno ribadito che il dna di Luca Bianchini è «identico a quello rinvenuto sugli abiti delle vittime». Secondo quanto affermano gli investigatori «non esiste alcun margine di dubbio né di errore». Gli inquirenti hanno anche precisato che la procedura effettuata per il test è stata messa in atto secondo un iter rigoroso. Dagli uffici di via San Vitale è stato ribadito che questo tipo di rilevamento è «ripetibile mille volte, anche subito» e dalla questura qualcuno ha fatto notare: «Se il difensore di Bianchini è così sicuro sull'incompletezza del test fatto, perchè non lo fa fare subito da un suo consulente?». Olmi ha difeso la sua strategia difensiva, sostenendo che la richiesta avanzata dalla difesa di effettuare un nuovo test del dna in sede di incidente probatorio «è stata una nostra strategia per far uscire allo scoperto la questura e ci siamo riusciti. Rifaremo il test del dna ma non adesso, non posso dire quando». A dare un suo parere sul test del dna è stato un medico genetista dell'università La Sapienza di Roma, Bruno Dallapiccola, che ha definito «un cavillo burocratico» il rilievo fatto da Olmi. «Sarebbe stato grave, ovviamente, se ci fosse stato un problema con il contenitore - ha aggiunto l'esperto - ma sull'involucro mi sembra banale». A contrattaccare non sono stati solo i legali del presunto «serial raper». Lo stesso Bianchini - da quanto ha riferito l'altro suo avvocato, Bruno Antoniozzi - ha detto di non essere «mai stato in giro a tarda ora». Antoniozzi, stesso penalista che nel '96 ottenne l'assoluzione di Bianchini in un processo per il tentato stupro di una vicina di casa, ha detto di aver incontrato ieri Luca Bianchini in carcere per la prima volta «dopo 13 anni e da lui ho avuto il mandato per chiedere alla procura copia dell'accertamento sul dna, copia del verbale di interrogatorio dell'indagato e dei verbali di perquisizione e sequestro. Con le copie degli atti - ha aggiunto il legale - tornerò da Bianchini e studieremo una strategia difensiva». L'attendibilità del dna non è l'unica strada che seguiremo«. È cominciata una nuova partita a scacchi, stavolta tra la questura e la difesa di Bianchini. E si giocherà a suon di test, rilevamenti e strategie legali.

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