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Lavoro nero Metà imprese «fuorilegge»

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Èuna fotografia in chiaro scuro quella scattata dall'Eures su 637 imprese del territorio per conto dell'Osservatorio Sicurezza e Legalità della Regione Lazio. La percentuale dei lavoratori in nero sale a oltre il 60 per cento nei settori delle costruzioni, dell'agricoltura e della ristorazione. Una grossa percentuale (54,6) si rileva anche nel commercio; nettamente inferiore l'incidenza nell'industria (16,7 per cento) e altri servizi (22,9). Il ricorso ai lavoratori irregolari interessa di più le aziende di piccole dimensioni, a conduzione spesso familiare, che operano in un mercato locale. Secondo gli ultimi dati rilevati, sono oltre 23 mila e 300 i lavoratori irregolari segnalati dalle Direzioni provinciali del lavoro tra il 2007 e i primi tre mesi del 2009. Di questi, più di 5mila totalmente in nero. Diecimila gli irregolari scoperti dalla Guardia di Finanza nel trienno 2006-2008: uno su due non rispettava affatto la normativa sul lavoro. Prevalgono infatti nella regione gli occupati parzialmente irregolari (49,1 per cento), italiani (55,2 per cento dei casi): spesso a determinare questo tipo di sommerso c'è un accordo tra lavoratore e azienda (35,6%). «Da noi – ha commentato l'assessore alla Sicurezza Daniele Fichera – prevale una forma di lavoro "grigio". Se da un lato è un fenomeno più circoscritto, dall'altro ci dà maggiori responsabilità. L'unica strada è l'aumento delle ispezioni che in gran parte dipendono dallo Stato». Concorde l'assessore al Lavoro Tibaldi: «La Regione non può sostenere da sola i compiti del Ministero del Lavoro».Viv. Spi.

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