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Serra: "Serve una riforma generale"

Achille Serra

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Ma la colpa, secondo Serra, non è della Magistratura. È di un sistema che ha ormai fatto il suo corso e da anni ha iniziato a mostrare evidenti segni di decadimento e inefficienza. "Serve una riforma globale", taglia corto il "Poliziotto senza pistola". Senatore, cosa pensa del caso dei sei ladri romeni arrestati lunedì e scarcerati ieri dal Gip di Latina e che si sono subito dileguati? «Sono indignato, ma non certo meravigliato. Nella mia carriera da poliziotto di queste cose ne ho viste tantissime. Una volta, addirittura, una persona fu arrestata tre volte nello stesso giorno. Sono indignato per il modo in cui viene amministrata la giustizia in questo Paese, per come non si riesce a metter mano a una riforma seria e globale. Il Lodo Alfano non modifica affatto il sistema».  Quindi la colpa, secondo lei, è della politica e non dei giudici. «I magistrati non fanno altro che applicare le norme. Quel Gip ha convalidato l'arresto ma non ha ritenuto opportuno disporre la custodia cautelare in carcere. Ma è la giustizia così com'è congegnata che è sbagliata: manca di immediatezza». Si spieghi meglio.  «I processi sono troppo lenti. Prima che si arrivi a celebrarli passano anni. Si parla in continuazione di certezza della pena quando invece il problema è un altro: l'immediatezza della pena. Che viene irrogata dopo troppo tempo». Eppure esistono i riti alternativi: il giudizio immediato e quello per direttissima. Non basta? «Sono riti che servono a velocizzare il procedimento in caso di flagranza o evidenza della prova. Ma il punto è un altro: hanno dei limiti. Il giudizio per direttissima è subordinato alla flagranza, mentre quello immediato deve essere richiesto dal pubblico ministero in caso di evidenza della prova e concesso dal Giudice per le indagini preliminari. C'è troppa discrezionalità. Io mi riferisco a una riforma ben più profonda». Cioè? «Bisogna accelerare le procedure. In questo Internet può dare una mano. Il sistema ha necessità di una riforma telematica che consenta di abbreviare i tempi per le notifiche e l'iter burocratico che sta alla base del processo. Solo così sarà possibile avere immediatezza del giudizio e certezza della pena. Anche se i problemi non finiscono certo qui».  Che altro? «Le carceri. Due anni fa il ministro della Giustizia romeno spiegò che in Italia i criminali di quel Paese si trovavano bene a delinquere perché da noi non si sconta mai la pena, mentre in Romania sì. E questo vale per tutti i criminali stranieri. Ma il punto è anche un altro: una volta che vengono arrestate queste persone dove vengono messe? Quando un Gip convalida l'arresto e dispone una misura cautelare dove finiscono questi personaggi? Il problema delle carceri in Italia è serio, è una vera e propria emergenza. Abbiamo 60 mila detenuti per 45 mila posti. L'allora Guardasigilli Castelli disse che non si possono far miracoli e per costruire un penitenziario ci vogliono cinque anni. Ma da quel giorno nulla è stato fatto. È anche per questo che i criminali sono a piede libero». E intanto si buttano anni di indagini e milioni di euro. «Esattamente. Così viene vanificata tutta la preziosa attività investigativa compiuta dalle forze dell'ordine. Per questo serve subito una riforma seria e globale».

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