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Ricerca dell'Isfol Apprendistato frenato dalla crisi

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Purtroppo,finora e nella maggior parte dei casi, per i minori è ancora e solo un contratto di lavoro, con limitate possibilità di assolvere all'obbligo di formazione esterna. È questo uno dei dati emersi dal Decimo rapporto di monitoraggio sull'apprendistato, realizzato dall'Isfol su incarico del Ministero del Lavoro e che è stato al centro di un Convegno all'Università Roma Tre. Lo ha evidenziato il presidente dell'Isfol, Sergio Trevisanato, dopo aver sottolineato i lati positivi colti dal monitoraggio e il confortante trend di crescita del numero di occupati con contratto di apprendistato, che nel 2007 sono stati quasi 640.000 (il 17 per cento dei giovani occupati) con una crescita dell'8,5 per cento sull'anno precedente. Cifre grosso modo confermate anche nel 2008, con un rallentamento della crescita (solo lo 0,9%) imputabile alla crisi economica. Un altro dato positivo che emerge dal Rapporto e che sottolinea una delle curatrici, Sandra D'Agostino, è il progressivo affermarsi dei contratti di apprendistato professionalizzanti, contratti cioè conformi "alla Biagi" e non più alla "vecchia normativa Treu". Interessante anche il mutamento nella richiesta di questo tipo di contratti, l'artigianato infatti occupa ormai solo un terzo degli apprendisti, la maggior parte dei quali si riscontra nel terziario (il 48 per cento nel 2008). Tutto bene dunque? No. Perché nei dati dell'Isfol si evidenzia una scarsa partecipazione alle attività di formazione, oltre che l'incertezza sui contenuti delle attività e sulla valutazione e certificazione finale. E questo spiega la considerazione iniziale del presidente Trevisanato, che trova ampio riscontro nelle cifre: nonostante sia istituito il diritto-dovere all'istruzione e formazione per i ragazzi fino ai 18 anni, nel 2006 meno di 9000 apprendisti hanno partecipato alle attività di formazione esterna, cifra che nel 2007 è calata a 6.500.

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