"Gli autodemolitori sono tutti abusivi"
A Roma esiste un unico autodemolitore autorizzato, «129 che operano da decenni ai limiti della legalità, con evidenti problemi di sicurezza, e un numero indefinito di centri completamente abusivi». Non solo: «l'attuale situazione ci pone fuori dalla normativa europea in tema di sicurezza». È l'allarme lanciato, all'indomani del grande incendio di un autodemolitore in via dell'Almone - domato ieri mattina dai vigili del fuoco dopo diciannove ore di lavoro - dal subcommissario del piano per la delocalizzazione degli autodemolitori fuori dal Gra, Pierluigi Di Palma. Un programma, ad oggi ancora inattuato, sul quale si rimpallano le responsabilità ufficio commissariale, Comune di Roma e Regione Lazio. Il programma, approvato nel 2008 da Regione, Provincia e Comune di Roma, prevedeva di spostare tutti i 129 centri di autodemolizione e rottamazione di Roma fuori o ai margini dal Grande Raccordo Anulare (a Osteria Nuova, Santa Palomba, Infernaccio, Via Aurelia-Via Spezi, Prenestina-Togliatti), e avrebbe dovuto concretizzarsi con un primo trasferimento di 13 centri in zona Muratella-Infernaccio. Un intervento «bloccato» da Comune e Regione che, secondo Di Palma, avrebbe fatto arenare l'intero piano di delocalizzazione, «giunto ora a una situazione di stallo». «Quest'anno - spiega il subcommissario - la nuova commissione comunale Ambiente, ha elaborato un atto d'indirizzo contrario al trasferimento degli autodemolitori a Muratella e, poco dopo, il Consiglio regionale ha deliberato all'unanimità l'estensione della riserva naturale «Tenuta dei Massimi» sull'area individuata.Avevamo convinto 13 operatori a trasferirsi in quel sito e a mettersi in regola - prosegue - avevano investito soldi loro su questo progetto e sono rimasti bruciati. Ora sarà difficile convincerli a trasferirsi altrove, anzi il loro consorzio ha già presentato un ricorso al Tar». Ma le istituzioni tirate in causa non tardano a rimandare le accuse al mittente. L'assessore regionale all'Ambiente Filiberto Zaratti difende la decisione del Consiglio regionale e replica: «Collocarli in questa zona sarebbe stato molto sbagliato. Anni fa, quando fu pensata questa delocalizzazione Infernaccio non era una zona abitata, ora invece è molto urbanizzata, oltre ad essere un polmone verde di questa città. Ora spetta al Comune individuare un'area alternativa». «Nel piano ci sono altre delocalizzazioni che ad oggi non sembrano essere state portate avanti da chi da anni ne è il responsabile - risponde il presidente della commissione Ambiente del Comune Andrea De Priamo - La verità è che la Regione Lazio e Di Palma, in quanto attuatore del piano, non sono stati in grado in anni di definire un percorso chiaro e condiviso». Il Codacons, intanto, ha annunciato un esposto alla Procura della Repubblica per accertare le responsabilità degli enti locali nell'incendio dell'altro giorno, proprio a fronte dell'esistenza del suddetto piano di delocalizzazione, un tempo «condiviso».