Più povera una famiglia su due Cresce la "paura" della crisi
Nel Lazio una famiglia su due denuncia una riduzione sensibile del proprio benessere. Un impoverimento a cui si accompagna una contrazione dei consumi, all'undicesimo posto tra le regioni italiane e al di sotto della media nazionale. Mentre oltre un quarto del reddito regionale è nelle tasche del 5% della popolazione. È proprio l'acuirsi della diseguaglianza sociale il dato più allarmante che emerge dall'indagine sulla condizione economica e sui bisogni delle famiglie del Lazio condotta dall'Eures (ricerca condotta a marzo su un campione di 2.005 famiglie) e presentata dal presidente dell'Upi, Edoardo Del Vecchio, e dal presidente dell'Eures Fabio Piacenti. La forbice sempre più larga tra redditi alti e bassi è la priorità su cui intervenire sia per il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, che per l'assessore regionale agli Affari Istituzionali, Daniele Fichera. L'anomalia del Lazio, con Roma che rappresenta il 90% del dato economico generale, sta nel fatto che la regione detiene il primato della concentrazione della ricchezza. Un dato rilevante dal momento che il Lazio e la Capitale si posizionano in Italia al quarto posto per il reddito medio familiare (31.145 euro a fronte dei 28.552 della media nazionale). Sono le famiglie monoreddito quelle più colpite e si registra «un impoverimento della classe media e un aumento della ricchezza riservato a una quota contenuta di famiglie agiate». Ma come hanno reagito i romani alla crisi? Spendendo meno per elettrodomestici e servizi per la casa (-17,7%), beni e servizi (-5,8), abbigliamento (-5,6) e tempo libero (-9,8%). L'unico settore col segno più è quello alimentare (1,2%). Ad accompagnare la discesa dei consumi è il calo degli investimenti delle famiglie con l'indebitamento (20.990 euro in calo del 2,5% rispetto all'anno precedente) che resta superiore alla media nazionale (18.960 euro) con il livello più alto proprio a Roma (23.432 euro). Una crisi che si concentra soprattutto nei piccoli centri urbani. Come ha sottolineato l'assessore Fichera le maggiori difficoltà si registrano nei centri con popolazione tra 15 e 50 mila abitanti. «Ci sono aree più critiche di altre - ha detto Fichera - che hanno avuto un recente incremento demografico e che risentono di una diseguaglianza che non è solo tra classi di reddito ma anche territoriale». E per uscire dalla crisi i romani, interrogati dall'Eures, hanno indicato le priorità su cui intervenire: occupazione al primo posto, seguita dalla richiesta di più sicurezza e legalità. Mentre una fetta rilevante dei cittadini (28%) chiede un miglioramento della viabilità, cruccio perenne per chi vive nella Capitale. Ma c'è anche chi continua ad aver fiducia: sono i giovani a mostrare maggiore ottimismo nel futuro.