Truffa al ristorante, la difesa dei gestori «Non criminalizziamo l'intera categoria»
Unapubblicità non certo positiva per la città di Roma, che si prepara ad accogliere nella stagione estiva centinaia di migliaia di turisti, e per i suoi ristoranti, molti dei quali rinomati e raccomandati, proprio come il «Passetto», dalle guide turistiche anche giapponesi. Guai però a puntare il dito sull'intera categoria, avverte Nazzareno Sacchi presidente della Fipe-Confcommercio Roma. «In un anno – ricorda Sacchi - si somministrano in città circa 50 milioni di pasti. E i casi come quello del ristorante in centro si contano sulle dita di una mano. Questo vorrà pure dire qualcosa». Certo, «in tutti i settori c'è qualcuno che si comporta male e se succede deve essere punito. Anche se ho sentito l'assessore Bordoni parlare di inasprimento delle pene e aumento dei controlli e non capisco perché visto che le pene già ci sono, così come i controlli». Il presidente Fipe ridimensiona, in parte, anche il problema della cifra spesa dai due turisti. «Può sembrare astronomica per molti, ma in realtà, vista la molteplicità dell'offerta che c'è a Roma nella ristorazione, sono diversi i ristoranti dove mangiando e bevendo in un certo modo si può arrivare a spendere così». «Non dico che sia normale – si affretta ad aggiungere Sacchi – ma può succedere e per questo è fondamentale che i prezzi siano esposti così come obbliga la legge e che venga portato il menù al cliente in modo che non abbia sorprese. Abitudine, voglio ripeterlo, ricorrente per la stragrande maggioranza dei ristoranti capitolini». Turisti e romani possono stare tranquilli, allora? «Certo – risponde il leader dei pubblici esercizi – quello del "Passetto", laddove dovesse effettivamente appurarsi che si sia trattato di truffa, è un episodio isolato. I consumatori devono stare tranquilli anche per quello che riguarda i prezzi visto che a Roma mangiare al ristorante costa in media meno che nel resto d'Europa». Tuttavia non è un caso che destinatari di quel conto «esagerato» siano stati due turisti. Sacchi conferma che sono più spesso loro a cadere nelle grinfie di commercianti poco onesti. Da qui l'esigenza di investire di più sulla formazione dei lavoratori. «Lancio un appello all'amministrazione comunale perché intervenga per migliorare le scuole di formazione. Le istituzioni devono fare azione culturale per comunicare che lavorare come cameriere è un'attività qualificante e anche sicura visto che si tratta di un settore in salute, che non ha bisogno di ricorrere alla cassa integrazione».