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«Ai turisti un cono gelato costa fino a dodici euro»

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«Gliitaliani non possono entrare». Alcuni esercizi commerciali del centro storico, se potessero, esporrebbero un cartello del genere. E non perchè animati da sentimenti xenofobi. Ma perché spesso le comitive di turisti stranieri rappresentano per bar, gelaterie e ristoratori disonesti una miniera d'oro. Sono numerose le segnalazioni alle associazioni di consumatori secondo le quali dalla nazionalità del cliente spesso dipende anche il prezzo dei beni acquistati. E per chi, magari dopo un viaggio intercontinentale, sceglie la Capitale come meta di vacanza lo svantaggio è evidente. «I più a rischio sono giapponesi e cinesi, le cui lingue sono molto diverse dalla nostra e hanno meno dimestichezza con l'euro. Il fenomeno si presenta in maniera minore con i russi, più spendaccioni ma meno riconoscibili», fa sapere il Codacons, che ha allestito il blog www.carlorienzi.it per ospitare le denunce di chi si è visto rifilare conti tanto salati quanto inaspettati. Nel 2009 il prezzo di un cono gelato è lievitato del 4% rispetto all'anno precedente, attestandosi a circa due euro e 60 centesimi, ma per alcune categorie di clienti questa variazione è destinata a crescere in maniera esponenziale. Non è inusuale vedere, infatti, nelle gelaterie più frequentate dagli stranieri, cinesi e giapponesi chiedere, traduttore alla mano, un cono piccolo e ritrovarsi tra le mani un gelato (e un conto) tre volte maggiore di quello di un romano. A tal proposito Carlo Pileri, Presidente dell'Adoc, denuncia: «Per un turista un cono gelato può arrivare a costare anche 12 euro», mentre «un bicchiere di vino spesso viene fatto pagare 5-6 euro, pur non essendo né DOC né IGP. L'intera bottiglia, in un supermercato, non costerebbe più di due euro». Insomma, il cliente spenderebbe per pochi centilitri più del doppio della «bordolese» e dieci volte di più del bicchiere. Con l'estate aumenta, oltre all'afflusso turistico, anche il consumo di acqua e nei chioschi del centro è quasi impossibile trovare un bottiglietta da mezzo litro a meno di un euro e mezzo. A detta del Codacons, «il problema è nella concorrenza. Molti esercizi fanno "cartello" proponendo prezzi minimi uguali per tutti, non solo per l'acqua ma anche per tutte le bevande». Anche per quanto riguarda la ristorazione, il rischio speculazione è alto, e spesso il problema è la poca trasparenza. Molti avventori sono attratti dai menù fissi che offrono portate semplici, spesso precotte, ma a buon mercato. Le insidie maggiori, però, si nascondono quando si passa a ordinare «à la carte», dove ci si può trovare nel conto delle brutte sorprese. Nei ristoranti frequentati da turisti può capitare che vengano proposte costose portate il cui prezzo non è inserito nel menù. Altri tipi di maggiorazioni si scoprono soltanto leggendo con attenzione la ricevuta dove talvolta compaiono addebiti per pane, coperto e servizio non indicati nella lista. «Negli ultimi tempi è nata una nuova figura professionale - commentano dal Codacons - ovvero l'addetto che invita direttamente i passanti a entrare nei locali. Qualcuno abusa della complicità che si crea con i clienti persuasi a sedersi al tavolo. Loro si fidano, ma poi arriva la stangata» Le «trappole» tese alle tasche dei turisti non si limitano però ai generi alimentari. «Un fenomeno ingente ma difficile da censire è quello delle guide turistiche abusive, che chiedono prezzi ad hoc a secondo della nazionalità e della grandezza dell per raccogliere segnalazioni sui raggiri, le «vacanze romane» possono riservare sorprese anche quando, sopraffatti dalla bellezza dei monumenti e «alleggeriti» nel portafogli, i turisti, soprattutto giapponesi, vanno in aeroporto: «Una corsa in taxi dal centro a Fiumicino può costargli anche il doppio del normale».

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