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Se le imprese restano senza credito

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CosìAntonio Gennari, direttore del centro studi Ance, ha definito ieri la situazione del credito. Come se non bastassero le quotidiane invettive del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, verso gli istituti di credito («Le banche tornino a fare le banche», «È un crimine più grande rapinare o formare una banca?»), o quelle del governatore Mario Draghi, il tasso dello scontro aumenta ogni volta che banchieri e imprenditori si trovano uno di fronte all'altro. L'occasione ieri l'ha data il convegno «Imprese di costruzione e banche, partners per lo sviluppo economico», organizzato dai giovani imprenditori edili del Lazio. Il cahier de doleances degli imprenditori parla chiaro: stretta creditizia, tempi e procedure interminabili di valutazione e concessione dei finanziamenti, spread alti ed effetti paralizzanti delle regole di Basilea 2. Dal canto loro le banche rispondono di essere disponibili a lavorare insieme a patto che ci sia una maggior condivisione del rischio da parte delle imprese unitamente ad una politica di trasparenza. «Istituiamo dunque un tavolo permanente di confronto e dialogo con le banche. Questo sarebbe il primo passo per uscire dalla crisi», dichiara Lorenzo Sette, vicepresidente dei giovani imprenditori.

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