Concordato, Ferrara provoca
{{IMG_SX}}Le "armi" di cui la Chiesa dispone in questa lotta (per combattere la quale il cardinale Ruini invoca "una rinnovata fiducia") non sono soltanto di carattere spirituale, ma attengono ai princìpi materiali del Concordato. Che, con una provocazione intellettuale, Giuliano Ferrara individua come un oggettivo ostacolo alla percezione positiva della Chiesa da parte della modernità. Un ostacolo, quindi, in qualche modo da ridiscutere. Alla presentazione del libro "Confini", scritto a quattro mani da Ernesto Galli Della Loggia e dal cardinale Camillo Ruini, tenuta ieri nella sede de Il Tempo in Palazzo Wedekind, si discute della scommessa universale della Chiesa Cattolica e della connessa preoccupazione per il destino dell'Occidente. "E' bene precisare - ha spiegato Galli Della Loggia, raccogliendo la provocazione del direttore del Foglio - che il Concordato non difende la religione ma la sovranità della istituzione della Chiesa. In questo senso Chiesa e modernità parlano inevitabilmente due lingue diverse: l'una si fonda indubbiamente sulla libertà religiosa, ma l'altra deve necessariamente difendere i suoi spazi di indipendenza". Se l'autodifesa della Chiesa rende insomma necessari gli strumenti concordatari, essi possono paradossalmente risultare un impedimento. E forse, allora, la tesi di Ferrara, anche dal punto di vista delle gerarchie ecclesiastiche, potrebbe assumere un valore positivo. Ma il problema centrale resta quello della concordanza ("naturale, quasi obbligatoria" la definisce Della Loggia) tra cultura occidentale e fede cattolica. L'antagonismo alla Chiesa così tanto diffuso fuori dai confini dell'Europa e degli Stati Uniti deriva proprio, secondo lo storico, dalla percezione dell'Occidente come portatore di valori (appunto cristiani) del tutto estranei a quelli della altre civiltà. "In questa situazione - spiega Della Loggia - specialmente sul fronte interno il mondo cattolico necessita urgentemente di una efficace espressione culturale in senso lato, e non solo teologica: una capacità incisiva di contestare la modernità". E invece... "Invece i cardinali, i vescovi, i pastori della Chiesa oggi conquistano importanza e spazi di visibilità quasi soltanto quando prendono la parola per criticare il Papa". Una osservazione, questa, che riceve l'aperto applauso del pubblico in sala. A modificare i termini del dibattito è il cardinal Ruini, che anzitutto corregge l'interpretazione restrittiva del Concordato. "Il principale obiettivo dello strumento concordatario è la affermazione della libertà religiosa, sulla base delle acquisizioni del Concilio". In secondo luogo, l'ex presidente della Cei tende ad attenuare la matrice esclusivamente occidentale della religione cattolica. "Anche l'Occidente - afferma infatti Ruini - ha dovuto modificare gran parte dei suoi valori per convertirsi al cristianesimo: questo direi agli uomini che vivono fuori dall'Occidente, e ai quali il Vangelo deve essere ancora annunciato". Un cambio di punto di vista si impone in ogni caso, determinato dal mutare delle condizioni storico-politiche: "Non bisogna più scommettere sulla crisi della modernità o sulla sua fine, bensì battersi per la sua trasformazione", conclude in proposito Ruini. Ma pure in questo - soggiunge - è la speranza che non deve mai venir meno.