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Preservativi a scuola, è scontro

Scuola

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Gli studenti sono divisi, i politici pure. I gay sono contenti, i presidi puntano l'indice sui veri problemi della scuola. I genitori sono contrari. La notizia che nei licei e negli istituti superiori di Roma e Provincia arriveranno i distributori di preservativi ha scatenato (tanto per cambiare) furibonde polemiche. La novità è prevista da una mozione presentata dal coordinatore del gruppo federato della sinistra, Gianluca Peciola, approvata ieri dal consiglio provinciale di Roma. La richiesta era sostenuta anche da una migliaio di firme raccolte dai giovani del Pd che, ovviamente, si è schierato fra i favorevoli. Paralellamente all'installazione de distributori di profilattici partirà anche «una campagna di informazione, prevenzione e sostegno alla ricerca nella lotta contro il diffondersi del virus hiv e della altre malattie a trasmissione sessuale» oltre che «una campagna per l'insegnamento dell'educazione sessuale negli istituti superiori». I diretti interessati si sono divisi fra quelli che approvano (Unione degli Studenti) e quelli che considerasno l'iniziativa uno «specchietto per le allodole» (Azione studentesca). L'Arcigay e il circolo di cultura omosessuale Mario Mieli di Roma esprimono «grande soddisfazione» perchè si tratta di «un'iniziativa importante per la salute dei ragazzi e per la prevenzione delle sessualmente trasmissibili». Per Mario Rusconi, presidente della sezione romana dell'Associazione nazionale presidi (Anp), «le macchinette dei preservativi stanno bene fuori dagli istituti scolastici e i problemi della scuola sono ben altri: la mancanza di fondi e strutture inadeguate». Per i genitori del Moige «è necessario fornire ai ragazi un'educazione alla affettività» e la proposta è «a dire poco superficiale, banale e insufficiente». Secondo il vicepresidente della commissione Cultura e Politiche giovanili Federico Iadicicco (Pdl) «a scuola si va per studiare non per accoppiarsi, non vi è nessun motivo per installare distributori di preservativi negli istituti». Infine, se per lo scrittore Federico Moccia «è un'ottima cosa, visto che serve a dare tranquillità ai giovani», la piscologa Anna Oliverio Ferraris «più che alle macchinette per distribuire preservativi» avrebbe «preferito prima corsi di educazione sentimentale e sessuale nelle scuole».

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