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Mafie, record di confische nel Lazio

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A questi vanno aggiunte le aziende: 99 sul territorio regionale, 84 a Roma, 91 nell'area provinciale. Immobili tolti ai mafiosi: molti di questi vengono consegnati ai Comuni, che hanno il compito di affidarli a consorzi e cooperative che si occupano di farli rinascere nell'uso sociale da parte della collettività. Molti, invece, restano vuoti. Inutilizzati. Avvolti nello stesso silenzio di cui si nutre, e in cui prospera, la criminalità organizzata. Le cause? Il peso delle ipoteche che gravano sui beni stessi e la difficoltà di accesso al credito da parte delle associazioni che vogliono presentare progetti di uso sociale. L'allarme è stato lanciato da più parti: dall'assessore regionale alla Sicurezza Daniele Fichera, da alcuni consiglieri regionali, dall'associazione Libera di Don Luigi Ciotti. Ed è una preoccupazione forte, per una regione che è al sesto posto per numero di beni confiscati e al quarto per quello delle aziende sottratte all'attività della criminalità organizzata. «Ci sono nel Lazio – ha spiegato Fichera – oltre 320 beni confiscati alla mafia, un terzo non è ancora assegnato, un terzo è assegnato ma non può essere utilizzato perché mancano le risorse per sistemarli e riorganizzarli». In questo stallo rientra il ruolo delle banche: a livello nazionale, secondo Libera, sugli 8 mila beni sottratti a mafia, camorra e 'ndrangheta, gravano 1.700 ipoteche. Un 21 per cento che rischia di vanificare l'opera di contrasto operata da magistratura e forze dell'ordine. «Il processo – spiega Davide Pati, direttore dell'ufficio Beni confiscati di Libera – nasce con le banche che in passato hanno concesso finanziamenti ottenendo in garanzia queste ville, immobili o terreni. Con l'ipoteca il procedimento di assegnazione dei beni confiscati però si blocca, perché spesso i Comuni assegnatari non possono permettersi il lusso di estinguerla». Spesso poi le banche mettono all'asta con procedura di esecuzione immobiliare i beni oggetto di ipoteca: «il rischio così è vedere rientrare questi stessi beni nelle disponibilità dei mafiosi che attraverso prestanome potrebbero riacquistarli». La proposta di Libera è chiara: «Chiediamo alle banche di fare un passo indietro e cancellare o ridurre le ipoteche». Ventotto, nella sola città di Roma, gli immobili in gestione al Demanio, cioè ancora da destinare agli enti territoriali, stando ai documenti forniti dal Commissario straordinario di Governo Antonio Maruccia. Una casa a via della Giustiniana, un appartamento, con cantina e posto auto, a via Elio Vittorini, una villa a via Boccea, un terreno edificabile a via di Pietralata e un impianto sportivo a via Flaminia. Dodici, poco meno della metà, gravati da ipoteche o pignorati.

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