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Il colletto bianco intercettato «Nun ce voleva, mi ero nascosto»

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Dicecosì nell'intercettazione ambientale del 21 febbraio il direttore amministrativo Franco Cerretti dopo il sequestro di alcune carte fatto dai carabinieri. Gli investigatori avevano piazzato una microspia nel suo ufficio all'ospedale. E lui parlava in libertà, confessando timori e preoccupazioni per un'inchiesta che gli crescava attorno accerchiandolo. Per il procuratore aggiunto Antonio Capaldo (nella foto) «era una ragnatela di corruzione» il sistema di malaffare che per anni avrebbe munto le casse dell'azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata, a vantaggio di amministrativi e imprenditori. In un'altra intercettazione ambientale, due dipendenti del San Giovanni come parlano delle fatture «gonfiate»: «Alteravano i conti perché consideravano che su un solo letto mangiano in due, quello che esce e quello che entra, i conti li aggiustavano a modo loro, insomma carta vince e carta perde». Chi si è messo sulle tracce di Cerretti & C. è un mastino, il maggiore Lorenzo Sabatino. Prima di comandare il Nucleo investigativo di via In Selci l'ufficiale dirigeva la seconda sezione, sui reati dei colletti bianchi. È lui che ha messo sotto torchio Lady Asl, ed è lei che ha confessato nel suo ufficio e poi in carcere, ai pm, i segreti che hanno riempito i verbali della Sanitopoli del Lazio, mettendo nei guai gli ex potenti della politica del Lazio e togliendo il tappo a un buco miliardario nei conti regionali. Le redini della seconda sezione di via In Selci sono passate a un altro investigatore di razza, il maggiore Bartolomeo Di Niso, uno che ha messo dietro le sbarre i mafiosi di Gela, gli Inzerillo. Fab. Dic.

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