Sanità, battaglia sui precari
Da anni fanno gli infermieri, i medici, gli amministrativi. Se non ci fossero la sanità del Lazio si fermerebbe, tuttavia hanno ancora contratti di lavoro a tempo determinato. Negli ospedali sono più di tremila i precari che non possono essere assunti in pianta stabile a causa del blocco delle assunzioni stabilito con gli accordi sottoscritti da governo e Regione. Un'intesa che ha previsto anche un mutuo trentennale, il taglio di posti letto e la chiusura di alcuni nosocomi per azzerare il debito della sanità del Lazio e rimettere in equilibrio le casse. Ma i conti non tornano. Tant'è che tra pochi giorni la Regione (e i sindacati) chiederanno all'esecutivo di invertire la rotta, consentendo l'assunzione di almeno una parte di precari: tra i 600 e i mille, soprattutto infermieri. Il motivo si ricava dalle carte degli uffici tecnici, che saranno spedite al governo: i collaboratori esterni dei nosocomi del Lazio costano il 16 per cento in più all'anno rispetto agli omologhi assunti a tempo indeterminato. Una differenza che sui bilanci incide fra i 3 e i 4 milioni di euro. Per questo alcune sigle di lavoratori e il commissario alla Sanità Marrazzo cercheranno una soluzione con il governo. Anche perché la situazione dei precari sta diventando esplosiva, soprattutto negli ospedali Sant'Andrea e Umberto I. Nei prossimi giorni si faranno anche i conti sul disavanzo del 2009, che dovrebbe aggirarsi intorno al miliardo e mezzo di euro, una cifra che sarebbe già stata accantonata grazie ai maggiori introiti ottenuti con i ticket, il fondo statale e l'aumento di Irap e Irpef.