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Quartaccio, lo sgomento del quartiere

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{{IMG_SX}}È un viavai di amici e parenti in lacrime, quello di ieri mattina al civico 71 di via Andersen, nel quartiere popolare del Quartaccio, dove due giorni fa Vanessa Zanni, 20 anni, ha ucciso il padre Matteo, 48 anni, con un coltello da bistecca, dopo una lite di cui ancora non sono chiari i contorni. «Li conosco da 20 anni - spiega una vicina di casa dopo aver fatto visita alla vedova Gabriella - quei due ragazzi li ho cresciuti io. Siamo tutti allibiti». «Matteo era una persona tranquillissima, non avrebbe fatto male a una mosca - spiega una parente - faceva il vetraio, e pensi che doveva venirmi a fare dei lavori a casa». C'è poi chi si preoccupa per l'altro figlio degli Zanni, un ragazzino di 11 anni: «A dirglielo credo sia stata la madre», ha detto un conoscente. Secondo gli amici di Gabriella, che a turno si affacciano dal balconcino del primo piano fumando, con gli occhi lucidi, la donna non avrebbe parlato l'altra sera con Vanessa, la quale, arrestata per omicidio dalla polizia, è già in carcere. La ragazza era stata trovata dagli agenti in strada, davanti al portone, con le mani ancora sporche di sangue. Vanessa, che stando a quanto confida qualcuno nel quartiere, avrebbe problemi psichici. All'indomani della tragedia si è svegliato sgomento il quartiere. Mentre nella casa del delitto entravano e uscivano parenti e amci, nelle strade e nei bar non si parla d'altro. «È incredibile - commenta Francesco, 26 anni, in via Thomas Mann, che con alcuni amici sfoglia i giornali per leggere quanto è successo - Vanessa la conosco, è una ragazza cresciuta qui, tranquillissima». Alla domanda se la ragazza facesse uso di stupefacenti, i giovani del Quartaccio rispondono di no, «ma se ha accoltellato il padre di certo non doveva essere lucida». Samuel, 20 anni, sostiene che «si è trattato di un gesto inconsulto, come si fa a giudicare una cosa così? È a quel povero ragazzino - prosegue riferendosi al fratello di 11 anni - gli hanno rovinato la vita». Nei bar invece sono tanti che ricordano Matteo Zanni: «Una persona silenziosa, un gran lavoratore, non ci riesco ancora a credere». «A quella ragazza - aggiunge un altro cliente, escludendo, a suo dire, che la ventenne fosse in cura presso qualche struttura di sostegno mentale - magari tra un po' daranno i domiciliari, la recupereranno. Ma la famiglia da una tragedia simile non si riprenderà mai più».

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