In ospedale mai più colazioni all'alba

All'una in punto, con l'appetito che comincia a farsi sentire, arrivano i tortellini fumanti al sugo di pomodoro con parmigiano Reggiano, seguiti da pollo al rosmarino con patate arrosto e albicocche fresche, su piatti di porcellana e mezzo litro di minerale. Se il pranzo fosse stato servito come al solito, cioè alle 11.30, chi avrebbe mangiato? Quando finisce la conferenza stampa per la presentazione del programma di umanizzazione delle cure dedicato ai pazienti dell'Istituto nazionale tumori Regina Elena e di quello dermatologico del San Gallicano, i malati in corsia hanno già sperimentato «con soddisfazione» due pasti su tre scodellati all'ora giusta: colazione alle 8 e pranzo alle 13 mentre la cena arriverà alle 19.30, con l'appetito che torna a farsi sentire a due ore e mezzo dal thé delle cinque. E da oggi i pazienti sceglieranno anche cosa mangiare. «Tutto buono come al ristorante» commenta Amelia Borsacchiello, 26 anni di Caserta, che dopo due settimane di cura del prof. Carmine Maria Caratella oggi torna a casa sulle sue gambe e con il ricordo di un ospedale dove si può stare bene «come a casa». Da ieri sveglie all'alba per la colazione, e cene servite all'ora di merenda, insieme ai pranzi consumati svogliatamente (perché alle 11.30 ma chi è che ha fame?) sono un vecchio ricordo. Contro le "brutte" abitudini si era scagliato il prof. Umberto Veronesi a sostegno del cuoco Gualtiero Marchesi. È passato ai fatti, cancellandole, il direttore generale degli Ire Francesco Bevere, sollecitato dal vicepresidente della Regione Esterino Montino, presente, ieri, alla conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa, insieme a Luigi Canali e Vincenzo Maria Saraceni, rispettivamente presidente e vicepresidente commissione Sanità e al consigliere Marco Di Stefano. Non solo pasti all'ora giusta e a scelta. Anche un Centro prenotazioni che la sera diventa cinema, la chiesa che si presta ad auditorium, giornale a letto e pausa pomeridiana per il thè. E libertà per le visite dei parenti «quasi senza orario», spiega Bevere, «ad eccezione dei reparti di chirurgia» e si capisce anche il perché. Tra gli altri servizi, facilitazioni per gli spostamenti con Atac, eventi musicali almeno una volta al mese e la proiezione settimanale di film comici. Con il "Day Service" si attivano percorsi alternativi al ricovero ordinario, ma c'è anche la degenza organizzata su 5 giorni. Grazie al sostegno della Regione Lazio è prevista l'assistenza domiciliare per i pazienti con tumore celebrale e residenti a Roma mentre è allo studio l'allestimento di un asilo nido aziendale per personale e residenti. «Queste iniziative mettono al centro della Sanità non il malato, ma la persona con la propria cultura e abitudini, per farlo sentire in una realtà umana in cui possa riconoscersi», ha detto Montino, che ha annunciato che «iniziative del genere saranno estese anche ad altri ospedali» e ha spiegato di aver «devoluto il 5 x mille a questi istituti». La notizia: «a fine anno si torna alla gestione ordinaria, ci sarà un ritorno alla normalità. Il governo ci ha riconosciuto il raggiungimento del 69,5% degli obiettivi previsti dal programma del piano di rientro del deficit della sanità» ha detto Montino, a margine. «Dal governo - ha aggiunto - ci sono ancora circa 2 miliardi da acquisire, finora ne abbiamo acquisiti 3. Di questi fondi una prima tranche di 826 milioni è stata deliberata dal consiglio dei ministri due settimane fa, arriveranno ancora 300 milioni».